Entro la fine del 2014 partiranno due bandi speciali per progetti comuni tra ministero dell’Ambiente e dei Beni culturali, grazie ai fondi Ue del progetto “Garanzia giovani”. I giovani volontari avranno la possibilità di modularlo da 6 a 12 mesi (non più 12 obbligatori): potranno scegliere se svolgere fino a due mesi di servizio in uno dei Paesi UE. Quindi, sarà istituito un sistema di certificazione delle competenze per il riconoscimento dei crediti formativi acquisiti in modo da poterli spendere nel proprio percorso professionale.
Riguarderà un esercito di 40-45mila giovani volontari entro gli inizi del 2015, 100mila nei prossimi tre anni, il nuovo servizio civile più “flessibile”: quello che il Governo rilancia con la riforma prevista dalla legge delega del Terzo settore. Permetterà di avviare non solo una “scuola di cittadinanza”, ma anche a creare delle reali “opportunità di inserimento professionale”.
Il costo per lo Stato non è alto – circa 200-250 milioni – , ma i benefici, in chiave educativa-culturale, oltre che in termini di lavoro potenziale, potrebbero essere considerevoli: entro la fine del 2014 partiranno due bandi speciali per progetti comuni tra il ministero dell’Ambiente e quello dei Beni culturali, grazie ai fondi europei del progetto “Garanzia giovani”, sbloccati dall’Unione europea.
Rimane in vita, invece, il nodo dell’apertura del servizio civile agli stranieri, quindi anche immigrati e richiedenti asilo. “Su questo punto – spiega all’Ansa il sottosegretario al Lavoro Luigi Bobba, con delega al servizio civile – aspettiamo una sentenza della corte di Cassazione, attesa per settembre, che ci darà l’orientamento per prendere una decisione in sede di decreti attuativi a inizio dell’anno prossimo. Quello sul servizio civile sarà uno dei primi”.
L’apertura è fortemente voluta dal mondo dell’associazionismo ma, per il momento, il premier Matteo Renzi ha frenato sull’ipotesi. Il nuovo “servizio civile universale” sarà più flessibile. I giovani volontari avranno la possibilità di modularlo da 6 a 12 mesi (e non più 12 obbligatori), a seconda del progetto scelto; potranno poi scegliere se svolgere fino a due mesi di servizio in uno dei Paesi dell’Unione europea. Quindi, sarà istituito un sistema di certificazione delle competenze per il riconoscimento dei crediti formativi acquisiti in modo da poterli spendere nel proprio percorso professionale. “L’obiettivo del governo – spiega Bobba – è ingaggiare 100 mila giovani entro il 2017. Creeremo così una grande scuola di cittadinanza, un esercito di difensori della patria ai quali però diamo intanto anche una reale opportunità di crescita e inserimento professionale”.
I progetti che recluteranno i volontari del servizio civile, nato nel 2001 sulla scia dell’obiezione di coscienza, vanno dall’area ambientale, a quella sociale, a quella della tutela dei beni culturali. Gli enti accreditati, ad oggi, sono 3.279 mentre i volontari attualmente in servizio sono 15.004. In questi ultimi 13 anni il servizio civile ha compiuto passi da gigante, ma l’esecutivo Renzi vuole farne ancora di più, rendendolo un volano per l’occupazione. Dal 2001 al 2013, infatti, i volontari di quest’esercito senz’armi sono stati in tutto quasi 300 mila, 298.421 per l’esattezza. Già nel 2013, grazie anche ai bandi speciali per il terremoto, c’è stato un incremento del rapporto tra domanda e offerta con 6 domande presentate per ogni posto disponibile.
Nel 2013, un terzo dei volontari aveva tra i 21 e 23 anni, un altro terzo tra i 24 e i 26, un altro terzo ancora tra i 27 e i 28 mentre il restante 9% è stato coperto dalla fascia 18-20. Quasi il 60% di questi giovani avevano il diploma di maturità, mentre ad esibire una laurea sono stati il 19,53% e una laurea breve il 13,73%. Solo il 7,25% aveva la licenza media. Per quanto riguarda la ripartizione geografica, il primato dei volontari spetta all’Emilia Romagna (46,21% del totale) – per progetti legati alla ricostruzione post terremoto – mentre al secondo posto si colloca la Sardegna con il 12,05%. Interessante il dato sulla destinazione: ben l’89,84% dei giovani, praticamente 9 su 10, ha deciso di prestare il suo servizio in progetti di assistenza. Seguono a distanza l’area dell’educazione e promozione culturale (6,03%) e quella del patrimonio artistico e culturale (4,13%).