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Precari scuola: servono investimenti al sud e una riforma seria su organici e reclutamento

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Ogni anno scolastico si ripete la solita guerra tra precari del sud e del nord per ottenere, dopo tanti anni di precariato, il diritto alle immissioni in ruolo.buono-sconto1 Quei conflitti esasperati tra le persone sono la conseguenza delle devastanti politiche contro la scuola pubblica dal 2008 ad oggi. Basti pensare alla disastrosa situazione del mezzogiorno dove si sommano tassi di disoccupazione elevatissimi, povertà dilaganti, la bassa qualità e quantità dell’offerta formativa e tassi di abbandono dell’obbligo scolastico tra i più alti in Europa. Nel sud si tagliano, in misura molto maggiore rispetto al nord, gli organici perché diminuiscono le iscrizioni e il tempo pieno e la scuola dell’infanzia sono una chimera. Le scuole cadono a pezzi e sono insicure. Come meravigliarsi se i tanti precari del sud che non riescono più nemmeno ad ottenere le supplenze cercano lavoro dove i posti ci sono?

La prima condizione per cancellare la guerra tra i precari èinvestire nel sud per allargare l’occupazione innalzando i livelli di istruzione e migliorando la qualità dei processi formativi anche attraverso il potenziamento degli organici. Il sud è praticamente scomparso dall’agenda del Governo mentre la situazione diventa drammatica con veri e propri processi di desertificazione industriale e di impoverimento economico e sociale. Il mezzogiorno deve tornare ad essere una priorità per l’intero Paese a partire dai settori della conoscenza.

Bisogna contemporaneamente mettere mano a una riforma seria di organici e reclutamento.La FLC CGIL ha presentato una proposta che può garantire organici funzionali ai piani dell’offerta formativa delle scuole, lo svuotamento delle graduatorie ad esaurimento attraverso la copertura di tutti i posti disponibili, processi di stabilizzazione pluriennali, formazione iniziale, risposte concrete ai docenti che si sono abilitati attraverso il TFA e i PAS, istituzione di una graduatoria nazionale e  concorsi a regime con cadenza biennale.

Serve una visione complessiva perché il reclutamento rimane una questione strategica per garantire una migliore qualità del sistema nazionale d’istruzione.

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