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SCUOLA – RECLUTAMENTO DI DIMENSIONI NOTEVOLI E FINE DELLA GUERRA FRA PRECARI DEL NORD E SUD, SARÀ VERO?

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Il sottosegretario Reggi, quello delle 36 ore, promette di mettere fine alla guerra fra precari del Nord contro quelli del Sud e confessa di avere in mente un reclutamento di dimensioni notevoli. sarà vero o si tratta della solita boutade di questo governo che naviga a vista? La soluzione, con tutto il rispetto, la suggeriamo noi: organico funzionale e classi composte al massimo da 25 allievi, solo così gli organici avrebbero un attimo di respiro, ma se si procede con i tagli la guerra non solo continuerà ma diventerà ancora più accesa.

SICURODi seguito l’articolo che raccoglie le dichiarazioni del sottosegretario e pubblicato da La Stampa.

«Il governo si impegna a mettere fine alla guerra tra meridionali e settentrionali per un posto di ruolo nelle scuole del Nord, le uniche dove i professori da anni vedono aumentare le possibilità di insegnare. Al Sud dove non ci sono i figli degli immigrati a far crescere il numero degli studenti, le iscrizioni sono diminuite del 4,7 per cento solo nell’ultimo anno e, di conseguenza, per i professori ci sono oltre mille cattedre in meno.

«Abbiamo innanzitutto in mente un reclutamento di dimensioni notevoli», assicura il sottosegretario all’Istruzione Roberto Reggi. «Già nel 2014 assumeremo il doppio del turn-over, altrettanto faremo negli anni successivi in modo da assumere centomila nuovi insegnanti nei prossimi tre anni», aggiunge. Ma non è tutto. «Abbiamo un’ambizione ulteriore. Vogliamo risolvere alla radice il problema del precariato con un sistema di reclutamento omogeneo per tutti», promette Reggi. Si tratta innanzitutto di eliminare le differenze tra organico di fatto e organico di diritto, cioè della differenza tra numero di docenti assegnati dal Miur e quello effettivamente richiesto dalle scuole, sempre più alto. In totale sono circa 20 mila insegnanti in più. «Questa differenza crea confusione e non permette di programmare bene come vorremmo il fabbisogno. Stiamo calcolando le risorse necessarie per eliminare il problema». Il secondo punto su cui il governo sta lavorando è la riforma del reclutamento che dovrà permettere l’accesso all’insegnamento solo dopo un concorso bandito sulla base dei posti effettivi e disponibili e aperto a chi ha una laurea magistrale, un anno di tirocinio e un’abilitazione. Un piano ambizioso ma che rischia di non arginare il fenomeno dell’emigrazione. «I posti si creano dove ci sono nuove iscrizioni», conferma Reggi. E al Sud le curve demografiche dei prossimi anni non lasciano molte speranze. La questione, naturalmente, sta a cuore al governo e al Partito democratico che tenterà ogni possibile strada per arrivare ad una soluzione che risolva il nodo della graduatorie e garantisca una maggiore continuità didattica. «Fatti salvi i diritti acquisiti, le Gae e le graduatorie d’istituto vanno rottamate. Questo orrore fatto di cavilli e norme contraddittorie, di professionalità appese a una sentenza del Tar, è indifendibile », conferma Davide Faraone, responsabile welfare del partito. «Per limitare i danni – spiega – va fatto subito un concorso per selezionare gli insegnanti, non è la panacea,maalmeno non è un terno al lotto. Per il futuro, nella consultazione sulla scuola, annunciata dal presidente del consiglio, la riforma della selezione degli insegnanti, sarà una priorità».

«Finché il numero degli alunni sarà il criterio fondamentale per definire gli organici l’emigrazione sarà inevitabile », commenta Mimmo  Pantaleo, segretario nazionale della Flc-Cgil. «Ma è un controsenso: tutti dicono che bisogna potenziare l’offerta formativa nel Mezzogiorno e che bisogna lottare contro la dispersione scolastica e la disoccupazione, e si tagliano le cattedre solo al Sud?». Secondo Pantaleo, invece, il governo deve prevedere nuovi posti per risolvere il problema della scuola dell’infanzia che al Sud è «inesistente» e del tempo pieno alla primaria che è minimo rispetto al Nord. La colpa è della spending review – commenta Marcello Pacifico, presidente dell’Anief – Negli ultimi sei anni sono stati cancellati 200 mila posti, se non ci fosse stato questo taglio si sarebbe arrivati all’esaurimento delle graduatorie cancellando il problema dei precari».

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