La scuola è in preoccupante attesa circa le riforme annunciate dai vari Reggi, Gianni e Renzi, il rischio di ulteriori tagli (si taglia da ben 15 anni) è in agguato. I più preoccupati sono i precari, ma non dormono sonni tranquilli neanche i docenti di ruolo.
Competenze degli studenti, formazione e merito dei docenti, valutazione, autonomia scolastica. I punti del pacchetto scuola su cui il premier Matteo Renzi è intenzionato, dopo un passaggio interno al Pd in occasione della nuova segreteria, ad avviare una consultazione con la società civile nel mese di agosto.
Un’apertura al dialogo sociale, all’ascolto «anche al di fuori dei soliti circoli», come scrive Davide Faraone nel suo intervento su ItaliaOggi.
Una cosa diversa da quella che è stata adottata già per la riforma della pubblica amministrazione, anche se è al momento non è affatto da escludere che a settembre, alla riapertura dell’anno scolastico, anche il ministero dell’istruzione, Stefania Giannini, avvii in modo più formale, questa volta, una propria consultazione.
Nel corso dell’assemblea con i gruppi parlamentari del Pd della scorsa settimana, il presidente del consiglio è stato chiaro: la scuola «è la madre di tutte le battaglie. Ma su questo non abbiamo fatto tutto. Anzi», e guardando i parlamentari pd ha aggiunto: «Ci siamo capiti». Il messaggio è chiaro: bisogna impegnarsi ed essere compatti. Anche perché, in prossimità della campagna d’autunno che si annuncia complicata, con le nuove regole sulla flessibilità del bilancio da concordare in Ue e la legge di stabilità da mettere nero su bianco, alla fine potrebbe essere proprio la riforma della scuola quella più spendibile ed efficace del riformismo renziano.
Dopo l’operazione sull’edilizia scolastica (da ieri è disponibile sul sito www.istruzione.it l’elenco completo delle istituzioni scolastiche interessate quest’anno ai piccoli interventi di manutenzione diretta per 150 milioni di euro), «è il momento di parlare degli insegnanti, dei programmi, dell’autonomia», ha detto Renzi ai suoi.
La proposta è di lanciare «un lavoro nelle località estive in cui il Pd va a discutere di scuola. Dal primo al 31 agosto, per dare un segnale forte e coinvolgere le famiglie nella discussione».
Resta l’incognita sui provvedimenti che saranno assunti, fermo restando che resteranno fuori le misure sull’orario di servizio dei prof, «non fanno parte dell’agenda, non fanno parte della futura discussione», ha tagliato corto la Giannini. Se il pacchetto iniziale prevedeva un disegno di legge delega e un decreto legge, ora quest’ultimo potrebbe saltare, lasciando il posto a emendamenti mirati in altri provvedimenti già all’esame del parlamento.
Intanto il governo ha un’altra grana, ed è quella che riguarda il piano di assunzioni. La direttiva, che risale addirittura all’ex ministro Maria Chiara Carrozza, è stata inviata da tempo al Mef, in attesa di un riscontro che, secondo rumors, riguarderebbe sia il numero delle assunzioni richieste che le modalità tecniche e finanziarie per garantire, in sede di negoziazione con i sindacati, l’invarianza finanziaria dell’operazione. Nel frattempo, il tempo passa e diventa sempre più arduo disporre assunzioni per l’avvio del nuovoanno scolastico.Per il 2015 viale Trastevere avrebbe chiesto 22mila immissioni in ruolo: 14mila docenti per coprire il turn over (7mila a graduatorie ad esaurimento, 7 mila vincitori o idonei del concorso 2012), 8 mila derivanti dalla terza ed ultima tranche derivante dalla legge Carrozza. Calcoli sbagliati in difetto, che non serviranno a
coprire tutti i posti disponibili in organico di diritto, ha stimato la Uil scuola: di assunzioni ne servirebbero, tra docenti su posti comuni, sostegno, personale ausiliario, tecnico e amministrativo, oltre 39 mila. Senza tenere conto dei 4mila docenti di quota 96 che potrebbero andare in pensione prima, se dovesse passare l’emendamento che li libera dai vincoli della legge Fornero. Tutti posti che in caso contrario finirebbero per essere coperti con supplenze per l’intero anno scolastico. Proprio quella tipologia di contratti a tempo determinato che è nel mirino della Corte di giustizia europea con l’accusa, per lo stato italiano, di abuso.