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SCUOLA – LE IDEE DI RENZI E REGGI SONO CONDIVISE ANCHE DALL’APREA (FI)

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Se qualcuno pensava che quelle di Reggi erano dichiarazioni “sparate” senza nessun fondamento, si sbagliava. Il progetto di riformare il ruolo docente e la scuola c’è ed è condiviso sia da destra che da sinistra, salvo alcune eccezioni. A conferma di ciò vi proponiamo l’intervista, rilasciata ad  Alessandra Ricciardi, di Valentina Aprea già sottosegretario del ministro Moratti e attuale assessore all’Istruzione nella giunta regionalelombarda.

SICUROAria di larghe intese sulla scuola. Valentina Aprea, assessore regionale all’istruzione della Lombardia, politico di lungo corso di Forza Italia, ex sottosegretario proprio all’istruzione con Letizia Moratti e poi presidente della commissione cultura della camera nella passata legislatura, brinda agli annunci fatti dal ministro Stefania Giannini e dal sottosegretario Roberto Reggi di imminenti riforme per gli insegnanti. «Mi ha colpito positivamente la proposta di modificare lo status giuridico, riprende il ddl di riforma per il quale mi sono battuta da presidente di commissione.
Abbiamo assoluto bisogno di rivalutare la professione docente», spiega l’Aprea, «attraverso riconoscimenti economici che tengano conto non solo dell’anzianità di servizio ma anche dell’effettiva capacità e delle attività svolte dagli insegnanti»
Domanda. Anche lei fa il tifo per il governo Renzi.
Risposta. Io voglio credere agli annunci fatti. Solo in Italia non esiste lo sviluppo di carriera per gli insegnanti. Dall’Inghilterra alla più vicina, burocraticamente intendo, Francia, è un fatto consolidato. Si progredisce anche in base alle responsabilità organizzativa sia nella classe che nella scuola. Spero che Renzi vada avanti, ma sviluppo professionale e merito da soli oggi sono necessari ma non sufficienti.
D. C’è un pezzo che manca?
R. Bisogna avere il coraggio e l’onestà di ammettere che va superato il regime delle assunzioni per graduatorie che presuppone un sistema burocratico del reclutamento. Per passare ad albi regionali degli insegnanti e reti di scuole autonome in modo da abbinare sviluppo professionale del prof e offerta formativa degli istituti.
D. Regionalizzare le assunzioni a Costituzione vigente non è possibile.
R. Non è tutto il sistema che va regionalizzato, l’abilitazione resterebbe nazionale ma si sceglierebbero modalità di reclutamento, d’intesa con le regioni, che siano più efficienti. E poi non è pensabile che la valutazione del docente sia fatta una sola volta, all’atto dell’abilitazione e basta. Non può funzionare così.
D. La proposta iniziale dell’Istruzione prevede anche un’estensione per tutti, nei fatti, dell’orario di servizio a 36 ore.
R. Immagino che non si tratti di ore di cattedre, perché sarebbe eccessivo. Trovo invece auspicabile un orario maggiore se legato a maggiori responsabilità o attività, comprese le sostituzioni dei colleghi assenti per brevi periodi. Questo però funziona se l’insegnante ha un suo interesse anche economico.
D. I sindacati non vogliono aumenti di lavoro per i prof a zero euro di compenso.
R. E hanno ragione, servono risorse, gli stipendi non possono restare fermi.
D. Certo non far fare le supplenze brevi ai precari significa cancellare altro lavoro…
R. Non ha senso per gli studenti avere docenti estranei alla classe che fanno qualche ora e via, è tempo perso. Sostituire i colleghi della stessa classe, all’interno di un progetto educativo condiviso, è meglio anche per il supplente, vuol dire non essere dei tappabuchi. Ovviamente, questo ssitema non va bene per le lunghe sostituzioni, per le quali servirebbero altri strumenti, come gli organici di rete.
D. I sindacati chiedono che sulla carriera si proceda per via contrattuale. E sono pronti allo sciopero.
R. Lo sviluppo di carriera deve avere una cornice normativa, i principi vanno fissati per legge. C’è poi tutta la materia contrattuale di cui saranno protagonisti i sindacati. Mi auguro però che Renzi tenga conto di altri protagonisti che sono le regioni.
D. Su quale fronte?
R. Sulla gestione degli organici, per esempio. Ci sono regioni, come la Lombardia, che fanno forti investimenti, dalla formazione professionale agli Its, dalla digitalizzazione all’educazione per adulti. Sarebbe assurdo considerarle solo bancomat senza coinvolgerle in una politica responsabile di gestione.
D. In questo il titolo V che si sta riformando al senato vi viene incontro. Il federalismo a due velocità sembra scritto per la Lombardia.
R. Noi finora siamo stati penalizzati. I costi standard e il federalismo differenziato invece ci consentono di liberare le nostre potenzialità. La riforma Bassanini ha fatto solo danni, duplicando funzioni e uffici. È giunta l’ora di semplificare, di avere sistemi decisionali più snelli e definiti nelle responsabilità.
D. Un esempio?
R. Ministero dell’istruzione a livello centrale, regioni e comuni sui territori. Autonomia vera alle scuole. E leale collaborazione sulle materie di interesse comune.

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