Se c’è ancora chi pensa che il ruolo è uno status che garantisce la tranquillità, sbaglia assai. I nuovi tagli allo studio dal governo Renzi porteranno sconforto a tutti i livelli: spariranno le supplenze brevi, sarà tagliato un anno delle superiori e per i docenti di ruolo inizierà una nuova stagione, quella dell’instabilità.
Cancellazione delle supplenze brevi, taglio di un anno di scuola alle superiori, decontrattualizzazione del rapporto di lavoro. Sono questi i profili su cui stanno lavorando i tecnici del ministero dell’istruzione, in vista di quel pacchetto scuola su cui la decisione politica non è stata ancora presa.
Non si sa ancora quale misura entrerà e quale sarà la forma degli atti normativi dei vari provvedimenti. E, nel caso in cui si faranno effettivamente dei tagli di spesa, se questi andranno a finanziare la riduzione del debito pubblico oppure l’insegnamento di materie aggiuntive. Sull’aumento dell’orario di servizio, con tutti i distinguo fatti dal sottosegretario Roberto Reggi (si veda ItaliaOggi di martedì scorso), sembra che il governo abbia intenzione di prendere tempo.
Tra le varie opzioni in campo, quella di cancellare gradualmente le graduatorie di istituto di terza fascia. E di imporre ai docenti interni di farsi carico delle supplenze. Per fare questo, però, sarebbe necessario istituire lo straordinario obbligatorio. Ma qui la strada è tutta in salita. La Corte di giustizia europea, infatti, è costante nel ritenere che lo straordinario non possa essere preteso dal datore di lavoro se nel contratto di lavoro non ci sono clausole in tal senso. E poi lo straordinario bisogna pagarlo. A meno che non si imponga ai docenti, per legge, l’aumento delle ore di lavoro a parità di retribuzione. Ipotesi che comporterebbe la decontrattualizzazione della materia,
Tra i capitoli del pacchetto riforma, figura il taglio dell’ultimo anno alle superiori. Che consentirebbe al governo di azzerare la spesa per le sostituzioni in quel segmento di scuola e di pagare l’incremento dello studio di altre discipline negli anni precedenti. Gli esuberi che ne seguirebbero determinerebbero l’aumento esponenziale delle cosiddette ore a disposizione. E quindi, il 20% dei docenti delle superiori si vedrebbe, per così dire, degradato da titolare a tappabuchi.
In più, diminuendo il numero delle cattedre, diminuirebbe anche il numero delle supplenze annuali e temporanee fino al termine delle lezioni.
Infine, c’è la cancellazione della terza fascia delle graduatorie di istituto. E cioè la fascia dove vengono inclusi gli aspiranti docenti laureati, ma sprovvisti di abilitazione. Ipotesi che, di per sé, non determinerebbe alcun risparmio. La spesa, infatti, deriva dalle supplenze e non dalla tipologia di graduatoria da dove vengono attinti i supplenti. Quanto alla gestione e organizzazione degli effetti dei tagli, secondo quanto risulta a ItaliaOggi, la patata bollente verrebbe scaricata sui dirigenti scolastici. Che a quanto pare dovranno fare i conti con un’ulteriore difficoltà.
Per tagliare la spesa delle sostituzioni, infatti, il ministero dell’istruzione starebbe valutando l’ipotesi di reintrodurre il divieto di assumere supplenti per le assenze inferiori a 15 giorni. Ciò comporterebbe, inevitabilmente, un aumento esponenziale del fenomeno deteriore dello smistamento in altre classi, un po’ per parte, degli alunni delle classi dove il titolare è assente.