Roma – Sorprese e non del tutto positive per i docenti della scuola. Il governo ha in serbo due misure, di cui una, la seconda che menzioniamo, da inserire nella legge di stabilità: la riduzione a quattro anni delle scuole superiori e l’orario a 24 ore, anche se su base volontaria.
Le 24 ore costituirebbero una rivoluzione nella gestione degli organici da parte delle scuole alle quali sarà permesso un diverso impiego del personale sia precario che di ruolo.
L’obiettivo è di utilizzare i docenti oltre le 18 ore lavorative: ci aveva provato Monti con l’imposizione delle 24 ore settimanali per decreto. Un tentativo che era al di fuori di qualsiasi possibilità e che aveva come unico risultato la riduzione secca di posti di lavoro, bloccata dalla mobilitazione sindacale.
L’obiettivo, però, rimane. La questione è delicata, soprattutto per i docenti di ruolo e dovrà avere un passaggio sindacale. Lo scopo è di permettere di avere professori al lavoro oltre le 18 ore lavorative, per impegni extra all’attività didattica, legando il tutto ad una più ampia offerta formativa che coinvolga il territorio.
Non esclusa l’apertura pomeridiana delle scuole, ma il tutto su volontaria disponibilità da parte del docente che sarà messo a disposizione di una rete di scuole. Per fare questo devono lievitare e di molto i fondi scolastici, che invece negli ultimi anni sono quasi scomparsi.
Se, in qualche modo, le 24 ore volontarie possono rappresentare un aspetto positivo, di tutt’altro tenore sarebbe la riduzione delle superiori a quattro anni. Si perderebbero 40mila cattedre.