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80 EURO? A MENO DELLA METÀ DEI PROF, MENTRE IL RINNOVO DEL CONTRATTO…

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La questione degli 80 Euro non accontenterà tutti, anzi, la metà dei docenti non li percepirà, per questo motivo i sindacati hanno chiesto un vertice urgente con il MIUR, ma vediamo nel dettaglio chi non percepià i soldi

Il bonus maggiore, pari a 950 euro annui per il 2014, andrà a chi percepisce tra i 20 mila e i 24 mila e 500 euro lordi l’anno: a chi ne prende oltre 28 mila non andrà nulla. Fuori oltre metà dei docenti della scuola elementare, i due terzi degli insegnanti di medie e superiori, tutti i dirigenti e i direttori amministrativi.
Dentro tutti gli Ata. É l’impatto nella scuola del bonus fiscale, che dovrebbe andare a regime dal 2015, previsto dal decreto Irpef varato dal consiglio dei ministri venerdì scorso. Unacorsa, quella fatta dal governo, per assicurare che già da maggio, come promesso dal premier Matteo Renzi, scattassero in busta paga i famosi 80 euro di aumento. «Una promessa mantenuta, a dispetto dei gufi», dice il premier. «Una rivoluzione», dice Renzi, che per avere effetti benefici sulla ripresa del mercato interno deve essere estesa agli incapienti, alle partite iva e soprattutto avere continuità nel tempo, ha aggiunto il ministro dell’economia, Pier Carlo Padoan.
Nella scuola la misura interesserà mezzo milione di dipendenti sui circa 950 mila totali.

A viale Trastevere c’era chi contava di riuscire a portare il tetto a 30 mila euro annui, così da sssicurare il beneficio a un platea più estesa. Alla fine non è stato così. E ora diventa più difficile dire, come pure sostenuto sia dal ministro della pubblica amministrazione, Marianna Madia che dal sottosegretario all’economia, Pierpaolo Baretta, che «gli 80 euro equivalgono al rinnovo di un contratto pubblico».

Intanto il fronte sindacale si riscalda per il mancato invio della direttiva per il recupero degli scatti: i segretari di Cisl scuola, Uil scuola, Snals-Confsal e Gilda, rispettivamente, Francesco Scrima, Massimo Di Menna, Marco Paolo Nigi e Rino Di Meglio, hanno stigmatizzato l’atteggiamento del governo, che, a fronte di una legge chiara, tarda nella chiusura della partita. Altro capitolo congelato è quello che riguarda il piano pluriennale di assunzioni. «É una situazione del tutto insostenibile, che rischia di veder vanificati per colpevoli inerzie obiettivi che sono fortemente attesi dal personale della scuola e che sono da mesi al centro dell’iniziativa sindacale», scrivono i quattro sindacati, «questioni su cui da parte del governo sono fin qui venuti ripetuti annunci, ma nessun fatto concreto: tutto ciò non è più tollerabile, servono risposte immediate, mancando le quali si attiveranno formalmente le procedure di avvio delle necessarie iniziative di mobilitazione».

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