Almeno a giudicare dalle dichiarazioni del ministro della Funzione Pubblica sembra di si. Con molta tranquillità Marianna Madia ha fatto intendere che il governo potrebbe riformare la Pubblica Amministrazione senza i rappresentanti dei lavoratori. Una svolta storica che non sta suscitando le proteste che tutti noi ci aspettavamo. Il ruolo dei sindacati viene messo in secondo piano? La loro attività viene bocciata dal governo e a forse pure dai lavoratori che non si sentono più rappresentati? Da par nostro riteniamo che uno stato democratico ha bisogno anche di sigle sindacali serie che difendano realmente i lavoratori e non solo i loro interessio e privilegi. Intanto vi proponiamo la lettura dell’articolo che segue.
Il governo potrebbe varare la riforma della pubblica amministrazione senza un confronto con i sindacati. “Non è detto – ha affermato il ministro della Funzione Pubblica, Marianna Madia, a margine di un convegno – che ci saranno dei tavoli, perché abbiamo tempi molto stretti. Può anche darsi – ha aggiunto il ministro sull’eventualità di una trattativa – ma non per forza”.
“Non credo che un ministro intelligente come Marianna Madia, che ci ha chiesto di aiutarla nel difficile compito di riorganizzare e innovare le amministrazioni pubbliche, non trovi l’interesse e il tempo di farlo insieme ai lavoratori e professionisti della Pa”. Così Giovanni Faverin, segretario generale della Cisl Fp, risponde alle dichiarazioni del ministro della Pa.
L’ipotesi di un non confronto con i sindacati non è stata gradita dalla segretaria generale della Cgil, Susanna Camusso: “Oggi c’è in corso una gara tra tutti i ministri” del governo Renzi “a spiegare che loro al massimo dal sindacato accolgono dei consigli, non intendono fare nessuna discussione. La contrattazione – ha ricordato la segretario della confederazione di corso Italia – è un’attività identitaria delle categorie e la concertazione è il tema dove si prova a fare sintesi economica che è compito della confederalità”. Ma in questo momento “viene negata la teorica concertazione” ma anche la semplice consultazione, come dimostrano le dichiarazioni dei ministri.
da Diario del Lavoro