Quello del sottosegretario Reggi, renziano della prima ora, sembra essere uno sfogo. Secondo lui il premier Renzi spara razzi nel cielo, spara numeri a casaccio e poi bisogna corrergli dietro, un po’ come faceva Berlusconi con i suoi o addirittura l’ex ministro Gelmini. Dunque i numeri che girano, secondo il sottosegretario, sono falsi, tutti falsi. Lo racconta nell’intervista che segue Corrado Zunino.
— L’ex sindaco di Piacenza Roberto Reggi, renziano di primo pelo, ora sottosegretario all’Istruzione, all’ora di pranzo prende la parola all’incontro organizzato dal Pd, “Giornata di ascolto del mondo della scuola”. Dice: «Tutti i numeri che leggete sull’intervento del governo sull’edilizia scolastica sono falsi. Tutti falsi». L’uditorio — insegnanti, presidi, sindacalisti e attivisti della scuola italiana — trasecola.
Sottosegretario, che significa che i numeri fin qui dati, che avete dato, sono falsi?
«Che nessuno sa davvero quante e quali sono le scuole su cui dobbiamo intervenire, né conosce i fondi disponibili».
Avete parlato di due miliardi e mezzo già trovati, quattro oggettivamente recuperabili. Dieci miliardi di euro in tre anni.
«Qui nessuno sa niente. Matteo Renzi spara razzi nel cielo, quello è il suo talento, ma poi noi arranchiamo dietro. Mancano tutti i dettagli, e che dettagli. Arriveranno a poco a poco, da giovedì prossimo, con i progetti dei sindaci. Abbiamo chiesto la collaborazione degli ottomila sindaci d’Italia».
Domani, quindi, presenterete in Consiglio dei ministri un piano sull’edilizia scolastica basato su numeri che non esistono?
«Un esempio, esperienza di questi giorni. Se chiedo un dato certo sulle scuole bisognose di intervento ai direttori generali dell’Istruzione, delle Infrastrutture e dell’Economia mi arrivano tre cifre diverse. Difficile lavorare così».
Impossibile.
«Il sottosegretario alla Presidenza, Graziano Delrio, tutte le sere alle dieci si mette a fare i conti e non tornano mai».
Qual è il problema?
«Un altro esempio. Io sono un ingegnere elettrotecnico e nella mia azienda privata, prima, per avere un dato schiacciavo un tasto. Al governo non è così: non esiste un database unico per i ministeri, ognuno inserisce i suoi, di dati, e con i propri criteri».
Nessun numero certo sulle scuole. Sui fondi disponibili?
«Sono incagliati nei luoghi più disparati. Ci sono otto diverse fonti di finanziamento e dodici procedure attuative. Serve una cabina di regia al Miur».
Renzi voleva togliere gli investimenti sull’edilizia scolastica dal patto di stabilità, ma il viaggio a Bruxelles lo ha gelato.
«L’Europa chiede solo parità di saldo. Se vogliamo togliere dal deficit la scuola dovremo garantire un assegno pari su altre voci.
E noi sulla scuola investiremo, vedrete. I sindaci, liberati dai vincoli, lavoreranno».
Avete chiesto a Renzo Piano un aiuto nel rammendo generale?
«Svelerà tutto Renzi, domani».
Gli addetti alle pulizie in esubero saranno reimpiegati nella manutenzione delle scuole italiane?
«A questo hanno lavorato i ministri Giannini e Poletti».
E oltre all’edilizia che cosa varerà il Consiglio dei ministri?
«Interventi sulla dispersione scolastica, addestramento degli insegnanti sugli strumenti digitali, un riconoscimento diverso per i docenti, stipendio e dignità ».