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SOSTEGNO – IMMISSIONI IN RUOLO SOSPESE, LA QUESTIONE È POLITICA

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Le immissioni in ruolo che sembravano ormai ad un passo, sono state sospese (congelate?). La questione scrive Alessandra Ricciardi è politica pertanto la patata bollente passa in mano al neo ministro Giannini che sul reclutamento – ahhiungiamo noi – ha le sue idee ma che non dovrebbero però influenzare le 22 immissioni in ruolo previste.

Tutto sospeso. Perché la questione è politica, dicono ai piani alti di viale Trastevere, e tocca al nuovo ministro occuparsene. Il dossier sulle 22 mila assunzioni da fare nella scuola per il sostegno degli alunni con disabilità campeggia tra i faldoni dei nodi irrisolti con cui il neoministro dell’istruzione, università e ricerca, Stefania Giannini, dovrà confrontarsi.
Secondo le stime fatte dai tecnici del dicastero, a voler essere rigorosi, l’80% delle assunzioni da farsi dal prossimo anno dovrebbero andare nelle regioni del Nord. Il Sud dovrebbe rimanere a bocca asciutta o quasi, avendo un rapporto tra organico di diritto e di fatto molto alto: si va dall’85% della Basilicata al 75% e passa di Campania e Calabria. Contro meno del 50% della Lombardia e del Molise, giusto per fare un esempio. Se l’obiettivo è stabilizzare i docenti di sostegno sui posti in organico di diritto, va detto a tante regioni meridionali che di nuove assunzioni a tempo indeterminato, almeno per i prossimi due anni, non se ne fanno. Salvo alcuni correttivi, a cui il precedente ministro, Maria Chiara Carrozza, stava lavorando prima del cambio di governo. Ora si dovrà vedere qual è l’orientamento della Giannini. Che ha mostrato nelle sue prime uscite di voler prendere di petto molte questioni da tempo rinviate, da quella degli aumenti di merito per i docenti a quella della durata del percorso scolastico. Innescando il fuoco di sbarramento di tutti i sindacati di settori: gli scatti nella scuola non si toccano, se si vuole parlare di carriera, hanno detto all’unisono Flc-Cgil, Cisl e Uil scuola, Snals e Gilda, lo si faccia con risorse nuove. Più cauto ieri il premier, Matteo Renzi, che nel discorso programmatico per il voto di fiducia al senato ha sottolineato l’importanza della scuola per la ripresa, la necessità di ridare prestigio sociale ai docenti e di rimettere in sesto gli edifici scolastici. E per non dimenticare le buoni abitudini da sindaco, ha annunciato che visiterà ogni settimana una scuola, si parte da Treviso. «Scriverò una lettera ai colleghi sindaci, 8 mila, e ai presidenti delle province sopravvissuti» per fare «un punto sulla situazione dell’edilizia scolastica seguendo il ragionamento del senatore Renzo Piano che qualche giorno fa ha proposto di rammendare le periferie», ha spiegato Renzi. Rammendare, meglio che rifare, chissà se costerà meno. Per rendere sicuri tutti i 57 mila edifici scolastici, la Protezione civile aveva stimato un investimento di 13 miliardi di euro. «Apprezzabili le affermazioni del presidente del consiglio Renzi, che indicano la scuola come tema addirittura essenziale per definire la qualità di un’azione politica», dice Francesco Scrima, segretario Cisl scuola, «ora però seguano scelte coerenti, a partire dalla positiva risoluzione dei tanti dossier aperti». Aggiunge Massimo Di Menna, numero uno della Uil scuola: «Servono soluzioni ai problemi che vivono tutti coloro che con il loro impegno e il loro lavoro fanno funzionare ogni giorno la scuola pubblica». Declina gli interventi il segretario della Flc-Cgil, Mimmo Pantaleo: «Bisogna prioritariamente aumentare e riorganizzare il finanziamento pubblico alle istituzioni della conoscenza, prevedere un sistema di valutazione volto al miglioramento del sistema, rinnovare i contratti nazionali in tutti i settori pubblici». Anche dal Pd, oltre all’apprezzamento, è arrivato l’invito alla concretezza: «Chiediamo al governo di dare il via libera alla proposta di legge Ghizzoni per risanare l’errore compiuto dalla riforma Fornero sui cosiddetti ‘Quota 96′ della scuola, il che consentirebbe di avere nuovi pensionamenti e dunque anche immediati nuovi ingressi tra gli insegnanti. La commissione bilancio ha più volte proposto coperture al provvedimento senza mai trovare adeguato riscontro»». A dirlo il renziano Andrea Marcucci, presidente della commissione istruzione del senato. Dalle parole ai fatti il passaggio non sarà facile, eppure dovrà essere rapido.

Intanto, già domani dovrebbe completarsi la squadra dell’Istruzione, con la nomina (o conferma) dei sottosegretari e forse di un viceministro. Poi, a stretto giro, toccherà al vertice amministrativo. Il premier vuole rotazione, si vedrà

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