Il decreto salva scatti d’anzianità si appresta ad approdare in Aula così come evidenzia nell’articolo che segue Antimo Di Geronimo. Per rendere operativo l’accordo occorre necessariamente il passaggio all’ARAN (Agenzia per la Rappresentanza Negoziale delle Pubbliche Amministrazioni). Intanto il neo mistro Giannini ci fa sapere che intende superare la logica degli scatti d’anzianità, dichiarazioni che hanno provocato l’indignazione degli insegnanti e di tutto il personale della scuola.
Il decreto salvascatti verso l’aula. Entro oggi la commissione istruzione dovrebbe completare l’esame degli emendamenti al disegno di legge 1254 di conversione del decreto-legge 3/2014, in materia di automatismi stipendiali del personale della scuola. Il testo è slittato di qualche giorno, per dare tempo al nuovo governo di insediarsi.
E proprio dal neo ministro dell’istruzione, Stefania Giannini, sono arrivate le prime stoccate agli scatti, che fanno pensare a una modifica ulteriore delle progressioni di carriera. Dopo il sì dell’aula al dl, che va convertito entro fine marzo pena la decadenza, il provvedimento andrà alla camera per il via libera definitivo. Il dispositivo servirà a cristallizzare gli aumenti corrisposti nel 2013 ai circa 80mila lavoratori della scuola che hanno maturato il gradone grazie alla valutazione del 2013. Che manterranno sia gli aumenti che la classe stipendiale successiva così maturata. Ma non servirà a recuperare il ritardo nella maturazione dei gradoni per tutti gli altri lavoratori. Anzi, se il governo non darà il via libera definitivo all’avvio della contrattazione in tempi brevi, il rischio che si corre è quello di perdere definitivamente questa possibilità. Il decreto legge, infatti, prevede che se le parti non si metteranno d’accordo per chiudere il contratto entro giugno, pattuendo il recupero del 2012, i 120 milioni di risparmi derivanti dai tagli operati dall’articolo 64 del decreto legge 112/2008 saranno risucchiati dall’erario. Resta il fatto, pero, che i 120 milioni non bastano. E quindi bisognerà attingere dalle risorse contrattuali destinate allo straordinario. Che, peraltro, viene ordinariamente finanziato con una decurtazione della busta paga a monte di circa 900 euro l’anno a testa. Di qui la necessità di un contratto ad hoc. L’aumento di stipendio che consegue alla maturazione del gradone successivo consiste, mediamente, in 100 euro netti al mese.
Tra gli emendamenti all’esame della commissione, quello del presidente della VII commissione, Andrea Marcucci, che prevede che non saranno «soggette a recupero le somme già corrisposte al personale amministrativo, tecnico e ausiliario della scuola per le posizioni economiche orizzontali attribuite per gli anni 2011, 2012 e 2013 in virtù della sequenza contrattuale del 25 luglio 2008». Alle conseguenti minori entrate per lo Stato, pari ad euro 17 milioni per l’esercizio finanziario 2014, si dà copertura mediante corrispondente riduzione, per l’esercizio finanziario 2014, del fondo di istituto.
Per comprendere appieno la questione del blocco dei gradoni è necessario fare un salto indietro fino al 2010: l’anno in cui è stato emanato il decreto legge 78 dall’allora governo Berlusconi. Il decreto 78, infatti, è il provvedimento con il quale è stata disposta la cancellazione dell’utilità di 3 anni ai fini della progressione di carriera: il 2010, il 2011 e il 2012. Ciò ha comportato il differimento di 3 anni del termine di compimento dei cosiddetti gradoni. E cioè dei periodi di servizio al compimento dei quali si ha diritto ad un aumento distipendio. Facciamo un esempio. Il contratto prevede incrementi stipendiali legati all’anzianità di servizio al compimento dei seguenti periodi: 8, 15, 21, 28 e 35 anni di servizio. L’entrata in vigore del decreto legge 78/2010 ha comportato uno slittamento in avanti di tre anni di tutti i relativi termini di compimento dei gradoni. Il primo è passato da 8 a 11 anni di servizio, il secondo da 15 a 18, il terzo da 21 a 24, il quarto da 28 a 31 e l’ultimo, da 35 a 38 anni di servizio. Con l’entrata in vigore del decreto interministeriale 14 gennaio 2011, però, è stata ripristinata l’utilità del 2010. E quindi, il ritardo nella progressione di carriera si è ridotto da 3 a 2 anni, determinando i seguenti termini di compimento dei gradoni: 10, 17, 23, 30 e 37 anni di servizio. Il 13 marzo 2013, poi, è stato sottoscritto un contratto ad hoc che, utilizzando parte delle risorse destinate allo straordinario (i fondi del cosiddetto miglioramento dell’offerta formativa) ha ripristinato l’utilità del 2011. E per effetto di tale accordo, i termini di compimento dei gradoni sono passati a 9, 16, 22, 29 e 36 anni di servizio. Il 25 ottobre scorso, però, è stato pubblicato in Gazzetta Ufficiale il dpr 122/2013, che cancella anche l’utilità del 2013, di fatto, ponendo nel nulla gli effetti del recupero del 2011.