Il tono è quello della lite che continua, dopo essere esplosa sulla vicenda scatti col fitto scambio di accuse tra politici e governo e tra ministeri dello stesso governo, alla ricerca del colpevole di un tentato recupero di somme già pagate ai lavoratori della scuola. L’argomento ora sono le assunzioni degli insegnanti di sostegno, col MEF che ribatte piccato a chi ne paventava il blocco: tutti i controlli del caso, dice una nota dell’ufficio stampa del MEF datata 10 gennaio, sono già stati fatti e il decreto potrà giungere in breve tempo al suo definitivo approdo in Consiglio dei Ministri.
Al di là dei toni, che confermano il persistere di una fase di assestamento la cui durata e i cui esiti è difficile prevedere, quel che ci interessa è la sostanza, cioè la conferma del possibile raggiungimento di un risultato per il quale ci siamo spesi con forza nei mesi scorsi. Importante è che si compia un altro passo avanti verso una stabilizzazione del lavoro che rappresenta per noi la strada maestra da percorrere per rimuovere alla radice, nel segno dell’equità e della trasparenza delle regole, partite delicate e complesse come quelle dell’accesso al lavoro.
Resta sullo sfondo la sgradevole sensazione di una difficoltà a rapportarsi e a dialogare in modo costruttivo tra dicasteri, con un’azione di controllo condotta in modo miope che impedisce talvolta di chiudere problemi il cui perdurare costa assai più della spesa che si dice di voler contenere. Ne offre una dimostrazione lampante, ma è solo l’ultimo caso, il mancato accordo sul dimensionamento delle istituzioni scolastiche: un’intesa pronta da mesi viene mandata a gambe all’aria da un’impuntatura del MEF che ci “regala” la prospettiva di un altro anno di disagi per le scuola e per chi le dirige.
È sempre più indispensabile che sia il governo nella sua collegialità a dare un forte segnale di rinnovamento sul versante delle politiche scolastiche: se davvero si vuole dar senso alla parole mentre si proclama l’avvio di una fase costituente per la scuola, si smetta di considerare istruzione e formazione solo come costi da contenere. La giusta e doverosa attenzione alla spesa si concentri sulla sua qualità e sulla sua efficienza, ma sia libera dall’ossessione di un mero contenimento degli oneri: questa è la logica asfittica e perdente dei tagli lineari, che ha già fatto abbastanza guai. Il cambio di passo del governo avvenga anche su queste cose.
Roma, 13 gennaio 2014
Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola