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IL CAPITOLO SUGLI SCATTI È CHIUSO. ANZI NO.

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Il ministro dell’Economia Saccomanni: tutto a posto, ma la decisione si rifletterà in busta paga e mi auguro non si alteri il saldo finale, in ogni caso la normativa sul personale andrà affrontata. Critiche dai sindacati meno rappresentativi (Cobas, Anief e Ugl) e dall’opposizione politica. Gelmini: la tattica dell’ammuina non paga. Salvini (Lega): a Roma non c’è un governo, ma Pippo, Pluto e Paperino. M5S al Senato: Siamo su Scherzi a parte? No…su Renzi a parte.
Sulla scuola il ”capitolo è chiuso”. A sostenerlo, al termine di una giornata durante la quale scuola è stata al centro dell’attenzione dei media non certo per motivi legati alla didattica,  è il ministro dell’Economia Fabrizio Saccomanni. Ma è il responsabile del Mef che subito sembra smentirsi: la decisione, ha spiegato Saccomanni, ”si rifletterà in busta paga e mi auguro non si alteri il saldo finale”. In ogni caso la normativa sul personale ”andrà affrontata per chiarire cosa succederà in futuro”.
E qui sta il punto. Perché la questione non è affatto chiusa. Prima di tutto perché per il momento sugli scatti del 2012, quelli per i quali il Mef pretendeva la restituzione, i sindacati hanno solo portato a “casa” un impegno di massima. Mentre la sottoscrizione dell’accordo all’Aran non è ancora arrivata. E poi perché ancora non è chiaro da dove verranno reperite le risorse.
“Lo stesso ministro Saccomanni – dicono i Cobas – ha dichiarato che il recupero delle somme non sarà effettuato a patto che le risorse corrispondenti saranno trovate all’interno del bilancio della scuola (ovviamente con altri tagli)”. Per risolvere definitivamente la questione, per i Cobas “occorre che ci sia, nel decreto mille proroghe o con un altro decreto, la modifica del DPR 122/2013 che ha bloccato per tre anni sia il rinnovo dei contratti che gli scatti d’anzianità. Gli scatti di anzianità sono ancora l’unico automatismo a difesa del potere d’acquisto, una redistribuzione della ricchezza sociale prodotta dal lavoro, un riconoscimento alla professionalizzazione della complessità del lavoro educativo e scolastico che cresce nel corso della sua pratica”. I Cobas pertanto mantengono lo stato di agitazione e come prima forma di mobilitazione hanno indetto per venerdì 17 gennaio a Roma un convegno nazionale e una manifestazione di fronte a viale Trastevere.
A denunciare un sempre più probabile decremento del servizio scolastico è anchel’Anief. Secondo cui  “i 350 milioni di euro necessari a pagare gli aumenti in busta paga dei lavoratori verranno infatti prelevati dal fondo per il Miglioramento dell’offerta formativa, che serve a finanziare le attività e i progetti a supporto della didattica, in particolare nelle aree a rischio”. Il sindacato ricorda che già lo scorso anno, sempre per finanziare gli scatti del personale, furono tagliati 340 milioni destinati all’offerta formativa: circa 275 milioni furono sottratti dal fondo di istituto e 65 da altri soldi già stanziati per le attività a supporto della didattica. Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, il rientrato pericolo sugli scatti del 2012 “comporterà comunque un danno al mondo della scuola. Solo che anziché produrlo ai lavoratori, si attuerà nei confronti di studenti e famiglie. L’istruzione pubblica, infatti, verrà ulteriormente ridimensionata in termini di performance e servizi. Oltretutto, per realizzare una soluzione provvisoria che non risolve in modo definitivo il problema del blocco degli scatti automatici e delle progressioni di carriera. Al Governo – conclude Pacifico – fanno oramai sempre lo stesso ‘gioco’: si continua a tirare una coperta, ora da una parte ora dall’altra, che col passare del tempo è diventata assai corta”.
Parzialmente soddisfatto è il segretario nazionale dell’Ugl Scuola, Giuseppe Mascolo: “oltre ad essere retroattivo e unilaterale – ha detto il sindacalista – il provvedimento sarebbe stato l’ennesima beffa per un comparto che da anni è in attesa di un rinnovo contrattuale, e che ha subito pesanti tagli, tra cui quelli alle risorse per il fondo dell’istituzione scolastica”. Che aggiunge: “per fortuna si è riusciti a evitare un ulteriore ‘pasticcio’, ma serve ben altro: è urgente intervenire con più efficacia e ponderazione, ripristinare gli organici, provvedere a un nuovo sistema di reclutamento e mettere in campo un piano di investimenti pluriennali da destinare alle scuole per migliorarne il funzionamento”.
Diverse le reazioni avverse anche in campo politico. Per l’ex ministro dell’Istruzione, Maria Stella Gelmini, vice capogruppo vicario di FI-PdL alla Camera, “la vicenda degli scatti di anzianità del personale scolastico, prima attribuiti e dei quali è stata prevista la restituzione, è la dimostrazione che la tattica dell’ammuina non paga. Quando, attraverso il decreto legge 78/2010, fu stabilito il blocco triennale degli scatti per il pubblico impiego – aggiunge Gelmini – riuscii a introdurre una norma che consentiva di utilizzare il fondo del 30% dei risparmi conseguiti attraverso la riforma. Una decisione che non presi a cuor leggero, perché si trattava di rinviare per tre anni possibili investimenti nel sistema scuola, ma che mi sembrava eticamente giusta, a fronte dei sacrifici richiesti e delle retribuzioni insufficienti del personale scolastico. Ora, la proroga attraverso regolamento del blocco degli scatti del settore scuola non è stata infilata di straforo, ma è chiarissima, esplicita, addirittura con un comma apposito. Sono felice che, oggi, si dica che il personale della scuola non dovrà subire l’ennesimo schiaffo. Ma un tweet del presidente Letta – conclude – non può cancellare una norma e dunque restiamo in attesa degli atti conseguenti”.
Tra l’ironico e il critico è il commento del segretario federale della Lega Nord, Matteo Salvini: ”chiedono indietro i soldi agli insegnanti, anzi no. È colpa mia, è colpa sua, è colpa di chissà chi… A Roma non c’è un governo, ci sono Pippo, Pluto e Paperino. Io sto con i prof. che lavorano bene”, ha scritto Salvini sulla sua pagina Facebook.
All’insegna della metafora ironica è anche il commento del gruppo M5S al Senato. Che in una nota scrive: ”Scuola e non solo… siamo su Renzi a parte. Il nuovo show comico-politico del segretario del Pd. Il 5 gennaio il Movimento 5 Stelle con il capogruppo in Commissione Cultura alla Camera – sottolinea la nota firmata dai senatori pentastellati Michela Montevecchi, Fabrizio Bocchino, Manuela Serra, Laura Bignami – denunciava il pasticcio del governo Letta (sostenuto dal Pd di Renzi con ministro della scuola Pd), che chiedeva ai docenti di restituire 150 euro. Solo dopo le nostre denunce puntuali, il Pd travolto dalle polemiche faceva dietrofront. Il 7 gennaio alle 20.30 ospite a La7 lo showman Renzi sbottava: “Siamo su Scherzi a parte?” No… siamo su Renzi a parte. Lo spettacolo di un partito e il suo segretario che al Governo e in Parlamento con la mano destra preleva soldi dalle tasche dei cittadini con nuove tasse, prelievi e condoni”.
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