Il cerchio si stringe sull’ex capo del dipartimento Programmazione e gestione delle risorse, Giovanni Biondi, sull’allora direttore generale Massimo Zennaro e sul direttore dell’Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica Antonio Giunta La Spada. L’accusa del pm è abuso d’ufficio: i video di tre minuti predisposti per le scuole sarebbero stati acquistati dal Miur presso aziende “amiche” ad un prezzo ritenuto più che maggiorato. Per una spesa pubblica complessiva di centinaia di milioni di euro.
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La vicenda delle “Pillole del Sapere”, divenuta di dominio pubblico dopo un servizio giornalistico trasmesso lo scorso novembre su Rai Tre nel corso del programma ‘Report’, si tinge di un altro probabile colpo di scena: secondo l’agenzia Ansa sarebbero tre, fra dirigenti e funzionari pubblici, a rischiare di finire sotto processo a Roma per abuso d’ufficio. Il motivo sarebbe quello dei presunti illeciti legati alla gestione dei fondi del Miur destinati ad un programma didattico multimediale di cui avrebbero dovuto fruire gli studenti.
Il pm, Roberto Felici, riporta ancora l’agenzia di stampa, ha chiesto il processo per l’allora capo del dipartimento Programmazione e gestione delle risorse del Miur, Giovanni Biondi, per l’ex direttore generale Massimo Zennaro e per il direttore dell’Agenzia nazionale per lo sviluppo dell’autonomia scolastica Antonio Giunta La Spada.
L’accusa fa riferimento all’ assegnazione, nel 2010, dell’appalto per le cosiddette ‘Pillole del sapere’, video di tre minuti predisposti per le scuole ed acquistati dal Miur ad un prezzo ritenuto più che maggiorato. L’inchiesta della procura aveva preso le mosse da un dossier anonimo che segnalava l’esistenza di una presunta ‘cricca’ del ministero che in cambio di tangenti ed altre utilità avrebbe gestito, all’interno del Miur, appalti destinati ad aziende “amiche”. Le indagini avrebbero poi appurato un giro d’affari, dietro alla produzione delle “pillole” di centinaia di milioni di euro. Tanto che anche la Corte dei Conti del Lazio ha avviato accertamenti sulla gestione dei fondi pubblici.
Due degli indagati, Giovanni Biondi e Massimo Zennaro, hanno espresso su questa testa giornalistica la loro innocenza. Se la vicenda, come sembra, dovesse avere un epilogo nei tribunali della Repubblica, stavolta dovranno dimostrare la loro estraneità ai fatti direttamente ai giudici.
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