La nota ministeriale 2828/13 istruisce gli Uffici Scolastici Regionali sui prossimi piani di dimensionamento i cui effetti vanno inseriti a sistema entro il 31 gennaio 2014. I piani dovranno essere predisposti secondo la normativa vigente, dal momento che allo stato attuale nessun accordo è stato raggiunto tra i diversi soggetti istituzionali (Miur/Mef/Conferenza Unificata) sul numero medio di alunni per istituto a livello regionale.
La programmazione della nuova rete scolastica dovrebbe lasciare inalterati i posti, organico, 8053, di Ds e dsga già autorizzati lo scorso anno scolastico. Restano fuori dalla partita i Cpia, in attesa di regolamento, e le scuole sottodimensionate che potranno contare solo su figure “reggenti”.
Il giudizio della FLC
La conferma delle norme che, a partire dalla spending review (D.L. 98/2011 convertito in Legge 111/2011), si sono tragicamente succedute, assestando feroci tagli al numero delle scuole e creando dei veri propri mostri soprattutto nelle scuole di base (per numero di alunni e per numero di plessi), continua a produrre i suoi effetti negativi sul nostro sistemascolastico, Cpia compresi.
Il nuovo corso all’insegna del “non più tagli” già naufraga sotto i colpi della nuova revisione della spesa.
La nota Ministeriale oltre ad essere tardiva è quantomeno discutibile sul piano logico- giuridico perchè tenta di trasformare un quadro di fatto (la media regionale degli alunni per istituto) in un quadro di diritto (numero massimo degli incarichi a tempo indeterminato conferibili ai Dirigenti scolastici).
La facoltà per le Regioni di stabilire autonomi criteri di configurazione della rete è di fatto annullata dalla facoltà del MEF di non accordare il suo concerto su di numero medio ragionevole di alunni, per cui ora le Regioni e gli USR dovranno operare sulla base della normativa vigente (così è stabilito dalla richiamata legge 128/2013).
Si conferma quanto avevamo reso chiaro con le nostre proposte di emendamento al D.L. Istruzione in sede di sua conversione in legge (128/2013). La FLC CGIL aveva proposto di fissare un numero medio di alunni nel testo della Legge di conversione (900 era il tetto indicato da un ordine del giorno del Senato dopo la sentenza della Corte Cost. 147/2012): ciò avrebbe tolto al Ministero dell’Economia la facoltà di ritenere ormai incamerati i tagli già contabilizzati sul numero “minimo” di mille alunni nelle scuole del primo ciclo e avrebbe reso più chiare e trasparente l’interlocuzione istituzionale nell’individuazione di successivi criteri. Così non è stato, ed oggi se ne pagano le conseguenze.
Lo stallo andrà a tutto danno del sistema scolastico: scuole grandissime, abborracciate per fare cassa e non per costruire complessi scolastici “sostenibili”, con istituti senza DS e DSGA che continueranno ad operare con le reggenze, con Dirigenti Scolastici impossibilitati a svolgere un ruolo di leader educativi e ormai relegati a puri amministratori di megaistituti costruiti con criteri “extrascolastici”.
Ogni nuovo governo e ogni leader nuovo che avanza comincia giurando sull’importanza della scuola, ma poi prosegue con i tagli strutturali (vedasi quel che si annuncia con la finta sperimentazione del taglio di un anno alle superiori, quel che si vorrebbe fare con il Fondo di istituto per il secondo anno consecutivo e ora quel che si annuncia sul dimensionamento).
Intanto abbiamo immediatamente chiesto e ottenuto dal MIUR un incontro che si svolgerà all’inizio di gennaio 2014, perché, come FLC CGIL, abbiamo l’intenzione di non lasciare nulla di intentato per contrastare questa deriva.