Approvato nel maxi-emendamento alla legge di stabilità, la sperimentazione del reddito minimo di inserimento. Sarà finanziato attraverso un contributo di solidarietà sulle maxi-pensioni superiori a 90 mila euro
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Il taglio alle “pensioni d’oro” prevede un contributo così ripartito: 6% oltre i 90 mila euro, 12% oltre 128 mila euro e 18% sopra 193 mila euro, con un gettito stimato dal ministro dell’economia di circa 40 milioni all’anno, per i prossimi tre anni. Il totale dei 120milioni dovrebbero confluire dal 2014 al 2016 nel Fondo per la lotta alla Povertà, lo stesso che finanzia la Carta acquisti. Quanto approvato all’interno del maxi-emendamento, scrive La Repubblica, prende il nome di Sia (Sostegno per l’inclusione attiva), un intervento pensato e proposto da un gruppo di studio presieduto dalla senatrice democratici Maria Cecilia Guerra e istituito dal ministero del Lavoro e delle Politiche Sociali Enrico Giovannini già lo scorso giugno. A spiegare come funziona lo scrive Repubblica. Il reddito minimo di inserimento è però una forma di sostegno riservato alle grandi aree metropolitane e servirà per integrare il reddito di tutte le famiglie che vivono sotto la soglia di povertà assoluta, ma prevederà in cambio «un patto di inserimento» con chi potrà beneficiarne. Di certo, in base alle stime, non basteranno i 120 milioni risparmiati in tre anni dal taglio alle pensioni d’oro. Il motivo? Se considerato a pieno regime, il costo del Sia si aggirerebbe intorno ai sette miliardi, necessari per tutte le famiglie al di sotto della soglia di povertà assoluta per uscire da questo stato di indigenza. È stato il Partito democratico a presentare un emendamento, con primo firmatario il senatore marchigiano Francesco Verducci, con l’appoggio di altri diciassette senatori, compresi due di Scelta Civica. Se l’intento era quello di prevedere un «fondo di 400 milioni di euro finalizzato al finanziamento della sperimentazione ed il successivo avvio di un programma nazionale di sostegno per l’inclusione attiva volto al superamento della condizione di povertà, all’inserimento e al reinserimento lavorativo e all’inclusione sociale», da finanziare aumentando le tasse sulle rendite finanziarie dal 20 al 22%, tutto è cambiato nel maxiemendamento. Alla fine, per la fase sperimentale, sono stati stanziati soltanto 120 milioni in tre anni, proprio grazie al taglio delle maxi-pensioni. |