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LA COMMISSIONE UE INCALZA L’ITALIA: BASTA DISCRIMINARE I PRECARI

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Da Bruxelles è giunta la richiesta di chiarimenti sul mancato adeguamento degli stipendi del personale precario di lunga data a quelli corrisposti al personale di ruolo. Poiché sullo stesso argomento è avviata da tempo una procedura d’infrazione, all’Italia sono stati concessi solo 60 giorni di tempo per rispondere. Esultano Anief e Cisl.

La Commissione Europea sembra sempre più intenzionata ad andare a fondo sul trattamento discriminante che lo Stato italiano riserva ai supplenti della scuola pubblica: il 20 novembre, da Bruxelles è giunta la richiesta di chiarimenti sul mancato adeguamento degli stipendi del personale precario di lunga data a quelli corrisposti al personale di ruolo. Poiché sullo stesso argomento è avviata da tempo una procedura d’infrazione, all’Italia sono stati concessi solo 60 giorni di tempo per rispondere a Bruxelles. In caso contrario, la Commissione la porterà dinanzi alla Corte Ue.
La Commissione Ue, ricorda, in un comunicato, che tanti supplenti italiani “sono impiegati con contratti a termine ma ‘continuativi’, per molti anni, che li lasciano in condizioni precarie nonostante svolgano un lavoro permanente come gli altri. E le leggi non prevedono misure per prevenire tali abusi. Inoltre, ricevono un salario più basso dello staff permanente nonostante abbiano le stesse qualifiche ed esperienze”. In conclusione, per la Commissione, la situazione dei precari è contraria alla direttiva sul lavoro a tempo determinato.
Secondo l’Anief, “ancora una volta la Commissione Ue dimostra il proprio interesse per le vicende della scuola italiana che, in violazione della Direttiva 1999/70/CE, continua a mantenere in stato di precarietà centinaia di migliaia di docenti e Ata, senza il lavoro dei quali il nostro sistema di istruzione sarebbe compromesso. La richiesta della Commissione Ue conferma, dunque, che ha fatto bene l’Anief a presentare un anno fa a Bruxelles e Strasburgo, attraverso il proprio presidente, Marcello Pacifico, una denuncia, a nome di migliaia di precari, proprio per la reiterata violazione nel pubblico impiego” di quella direttiva comunitaria.
Secondo Marcello Pacifico, presidente Anief e segretario organizzativo Confedir, “l’equiparazione stipendiale, infatti, è fondamentale anche ai fini della stipula dei contratti su tutti i posti vacanti, sino al 31 agosto, e verso la stabilizzazione degli oltre 137mila supplenti della nostra scuola”.
Anche per il segretario generale della Cisl scuola, Francesco Scrima, “la via maestra per tutelare i precari, risolvendo anche le questioni di natura retributiva che li riguardano, è dare stabilità al loro lavoro. In questo senso ci siamo battuti per avere il piano triennale del 2011, reso possibile – spiega il sindacalista – da una nostra intesa all’Aran, e incalzeremo il Governo perché dia piena attuazione a quello previsto dal decreto sulla scuola recentemente convertito in legge, assicurando anche nei prossimi anni la copertura con personale di ruolo di tutti i posti vacanti e disponibili”. S
tabilizzare i rapporti di lavoro, a parere di Scrima, risolverebbe anche gli aspetti economici su cui interviene oggi la Commissione Ue. “Chi è assunto a tempo indeterminato può infatti – osserva – far valere anche ai fini economici l’anzianità accumulata col lavoro precario, come da sempre avviene quando si entra in ruolo. I nostri contratti, peraltro, hanno sempre riconosciuto al lavoratore precario lo stesso stipendio iniziale del personale di ruolo: impossibile invece, fino all’ultimo contratto firmato nell’ormai lontano 2007, veder accolta la richiesta di attribuirgli anche gli scatti di anzianità, per l’indisponibilità della parte pubblica a fornire la necessaria copertura economica. Continueremo dunque a perseguire con ancor più decisione un obiettivo, la stabilità del lavoro, che è da sempre al centro della nostra attenzione e della nostra iniziativa. Lo faremo in ogni sede di confronto, a partire dall’incontro col ministro in programma venerdì mattina”.
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