Disappunto dei sindacati per le proposte inaccettabili e contraddittorie dell’Amministrazione: serve dalla politica una decisa inversione di tendenza.
Dopo un’estenuante e lunghissima trattativa la concertazionesulla determinazione del contingente 2013/2014 si è conclusa con un mancato accordo. Non sono bastati, infatti, tre incontri e oltre trenta ore di lacerante discussione a far rimuovere le scelte di fondo dell’Amministrazione che in maniera pedissequa e ostinata non ha voluto accogliere nemmeno parzialmente le ragioni di fondo manifestate a più riprese dalla FLC CGIL e dalle altre organizzazioni sindacali. La rottura definitiva di ieri è stato l’epilogo inevitabile di una vicenda che sfiora quasi l’assurdo. La proposta della FLC e degli altri sindacati era decisamente chiara: individuare in primo luogo l’entità dei tagli cercando di ridurli per far respirare il sistema martoriato dalla logica ragionieristica derivante non solo dalla Spending review ma da un’interpretazione della stessa decisamente restrittiva da parte dell’asse MAE-MEF-MIUR.
Come è noto il DLgs 95/2012, ovvero la spending review, ha previsto un taglio di posti di contingente pari a meno 400 per attestarsi nel quinquennio a 624 unità. Ebbene nell’ambito di tale previsione l’Amministrazione non ha preso in dovuta considerazione i contenuti presenti nella relazione di accompagno che individuavano i tagli da fare con gradualità pari a 80 posti l’anno. Nel 2012/2013 i tagli sono stati 134 a cui si sono aggiunti i 57 di quest’anno per un totale di 191 unità in misura largamente superiore a quanto preventivato. Se poi ai tagli si aggiungono i posti non coperti da personale di ruolo concentrati soprattutto in area tedesca gli effetti del risparmio complessivo vanno ben oltre gli obiettivi del MEF. Per le organizzazioni sindacali l’entità dei tagli è da considerarsi eccessiva e improponibile tanto da continuare a generare contraddizioni su contraddizioni che nel corso del tempo rischiano di esplodere in tutta la loro drammaticità
Questa logica ha prodotto e continua a produrre notevoli discrasie nel sistema che per effetto dei tagli collegati ai rientri – si continua ad operare in una logica superata dall’emergenza – non consente una efficace razionalizzazione degli interventi per cui paradossalmente si rischia di azzerare alcuni interventi qualitativamente validi mentre si mantengono realtà decisamente discutibili sul piano della qualità, della quantità e dell’efficacia.
Inoltre per il prossimo anno scolastico si verrebbe a verificare il paradosso di non poter coprire alcuni posti rimasti vacanti anche a seguito della mobilità estero per estero solo perché a dire dell’Amministrazione vige, sempre per effetto del D.Lgs 95/2012, la impossibilità di ricorrere al reclutamento del personale proveniente dall’Italia. Forse sarebbe opportuno che il famigerato emendamento annunciato dal vice ministro Bruno Archi subisca una certa accelerazione e vada il più rapidamente a buon fine. Il che consentirebbe almeno la copertura immediata di quei posti vacanti strategicamente rilevanti in maniera tale da mantenere ancora in vita gli interventi.
Nel merito poi delle scelte effettuate dal MAE vanno ancora una volta segnalate le solite pratiche di piccolo cabotaggio dettate più dalle pressioni di un sistema feudale piuttosto che da scelte razionali, ragionate e coraggiose tendenti, benché in una condizione di tagli, a mantenere in essere esperienze qualificate ed efficaci. Ancora una volta prevale la logica del pressapochismo imputabile ad una clamorosa assenza di programmazione politica.
Per quanto riguarda la mobilità estero per estero e l’elenco dei posti disponibili il confronto MAE e sindacati è rinviato al 26 luglio prossimo. Anche su questa questione riteniamo che allo stato attuale ci sono serie difficoltà per una conclusione positiva del confronto. Le rigidità del MAE ci appaiono quanto mai pretestuose e irragionevoli perché cercano di mascherare le solite contraddizioni dovute agli effetti e alle conseguenze della legge 10/2011 voluta dalla stessa Amministrazione che di fatto ha scardinato le norme contrattuali. Ricordiamo che il blocco della mobilità a domanda estero per estero cessa il 31 agosto 2013 e quindi limitare il ripristino di questo diritto è decisamente illegittimo.
Indipendentemente, però, da come vada a finire il prossimo negoziato una cosa è quanto mai certa: il MAE ha precise responsabilità di quanto sta avvenendo sull’intero sistema delle scuole italiane all’estero a cominciare da quella del pauroso ritardo di tutte le operazioni (determinazione del contingente annuale, trasferimenti, riformulazioni e aggiornamento delle graduatorie permanenti, razionalizzazione degli interventi e così via di seguito).
Si tratta di responsabilità precise che continuano a generare disagi, incertezze, difficoltà che si riverberano non solo sul personale ma sull’utenza. Ma la cosa più grave, politicamente parlando, è rappresentata dal fatto che il MAE in questi ultimi tempi ha confermato, nonostante l’alternarsi dei ministri alla direzione del dicastero, di non avere una vera e propria politica culturale strategica capace di rilanciare l’Italia nel mondo. Si tratta di un vuoto pauroso che se non viene rimosso rapidamente ci riporta indietro di decenni e soprattutto non contribuisce a far uscire il nostro Paese dalla crisi. Il Ministro Bonino farebbe bene a rendersi conto di tutto questo e a intervenire drasticamente per arginare questa pericolosa deriva.