Molti docenti precari andranno a far crescere le già gonfie liste di attesa che portano alle supplenze annuali e alle immissioni in ruolo. Ma c’è pure chi pensa che queste cifre siano sovrastimate. Di sicuro, una bella fetta non proverranno dalle scuole pubbliche. Soprattutto al Sud.
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La prossima settimana, come annunciato da alcuni giorni, approderà in Gazzetta Ufficiale il decreto dirigenziale sui Percorsi abilitanti speciali (i corsi in via di attivazione che hanno preso il posto dei Tfa speciali), “figlio” delle modifiche apportatead inizio luglio al D.M. 249 del 2010: fonti ministeriali confermano che entro venerdì 26 luglio, forse già martedì 23, un piccolo esercito di docenti precari avrà finalmente la possibilità fare domanda per abilitarsi all’insegnamento. Altre fonti indicano come data ultima il 30 luglio. Ma ormai poco cambia: quel che conta è incamerare, a fine Pas, un titolo fondamentale ai fini della stabilizzazione. E quindi diversi di loro saranno costretti a partire per le vacanze con un pc collegato o collegabile a internet. In modo da non lasciarsi sfuggire un “treno”, che porta all’ambito titolo, atteso da anni.
Al Miur hanno stimato che saranno non piú di 75 mila gli interessati a prendere parte ai corsi riservati. Alcuni sindacati, anche per il via libera all’inclusione dell’anno scolastico in corso tra quelli utili per fare domanda di accesso, sostengono che le adesioni potrebbero essere ancora di più: più di 80mila. Un numero altissimo. Che fa paura. Soprattutto perché molti dei partecipanti ai Pas sono alla loro prima abilitazione. E quindi si andranno ad aggiungere agli almeno 200mila già in lista di attesa che portano alle supplenze annuali e alle immissioni in ruolo, considerando gli inclusi nelle graduatorie ad esaurimento e i neo-abilitati con il Tfa ordinario.
C’è pure chi, però, pensa che queste cifre siano sovrastimate: alla fine non sarebbero così tanti i supplenti che lavorano stabilmente senza abilitazione. Per comprendere se il precariato è destinato ad aumentare bisogna allora capire quali saranno i supplenti a presentare domanda. Secondo alcuni esperti, una larga fetta (forse anche il 50 per cento) è rappresentata da precari operanti nelle scuole paritarie.
“Soprattutto al Sud – sottolinea Rino Di Meglio, coordinatore nazionale della Gilda degli insegnanti – dove le scuole paritarie imperversano. Mentre al Nord vi sono tante realtà nella scuola pubblica di precari che lavorano su supplenze di vario genere, ma in discreto numero anche nella disciplina attinente al proprio titolo di studio. E alla primaria e all’infanzia pure su supplenze brevi, che sommate possono arrivare al requisito dei 180 giorni per anno”. |