Sì, lo so che sono dei test pensati apposta (almeno così dicono) per chiarire se i ragazzini di prima e terza media sono in grado di comprendere un testo a prima vista e fare dei ragionamenti su di esso in autonomia.
Sì, lo so che sono test, e quindi prevedono una risposta standardizzata.
Sì, lo so che se li critichi fai la figura di quella che non vuole essere sottoposta a valutazioni, magari non insegna bene e non vuole che la scoprano, oppure rema contro.
Però delle volte davvero ti sembra un sistema tirannico, quella maniera di valutare lì.
Per esempio, prendiamo Enrico (il nome è di fantasia). Che si è trovato davanti al quesito X in cui gli si davano tre participi passati sottolineati e gli si chiedeva: “Se dovessi andare a cercare il loro significato sul vocabolario, cosa cercheresti?”
Sì, lo so che l’autore della domanda intendeva capire se Enrico era in grado di andarsi a cercare l’infinito presente del verbo, partendo dal participio citato. Ma Enrico, che è un bambino molto sveglio, quel “Se dovessi” non l’ha inteso così.
E ha risposto candido candido, con la sua bella grafia paffutella: “Ma io non ho bisogno di cercarli perché i significati li so già!” Aggiungendoci un bel punto esclamativo alla fine, tutto pieno di orgoglio.
Noi che correggiamo gli INVALSI ora dobbiamo contare la risposta di Enrico come se fosse sbagliata.
Sì, lo so che per la logica del test è sbagliata.
Ma Enrico ha più buon senso del test, e non è giusto che sia penalizzato, no.
Gli invalsi e le correzioni che ti spezzano il cuore
Sì, lo so che sono dei test pensati apposta (almeno così dicono) per chiarire se i ragazzini di prim…
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