Della rilevazione di metà aprile degli almeno 75mila aspiranti, attraverso il collaudato sistema delle Istanze On line, si sono perse le tracce. L’iter di avvicinamento alla prova nazionale è stato rallentato dall’empasse politico-istituzionale. E dal probabile arrivo del nuovo Ministro. Tranne i tempi, però, non dovrebbe cambiare nulla. Ad iniziare dall’esigenza di conseguire un buon punteggio nei test in programma questa estate. Chi va male rimanda l’avvio di uno o due anni. E non potrà sbagliare un esame universitario. Il punto sulle regole.
|
Che fine ha fatto la rilevazione telematica delle domande ai Tfa speciali che avrebbe dovuto anticipare la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto di modifica del D.M. 249/10 contenente le disposizioni che aprono le porte ai tirocini abilitanti riservati? A cosa si deve questo ritardo sulla tabella di marcia? Dal Miur non vi sono risposte ufficiali, ma è molto probabile che l’empasse politico e istituzionale stiano avendo il loro peso. In particolare, trattandosi di passaggi rilevanti, che comportano alte risorse e unità di personale, si starebbe aspettando la nomina del nuovo ministro dell’Istruzione: nelle ultime ore, a tal proposito, sono spuntati i nomi di Maria Stella Gelmini (Pdl), per lei sarebbe un ritorno, e di Mario Mauro (ex Pdl).
Intanto, da alcuni giorni il nostro giornale sta ricevendo sempre più pressanti richieste di informazioni. Del resto la “platea” di interessati a questa tornata di Tfa, riservata a coloro che a partire dell’a.s. 1999/2000 hanno svolto non meno di tre annualità da 180 giorni (di cui almeno una specifica nella classe di concorso prescelta), è davvero alta: secondo il Miur i docenti precari interessati saranno non più di 75mila. Per i sindacati il numero potrebbe essere più alto. Sino a sfiorare le 100mila unità.
Diciamo subito, a scanso di equivoci, che notizia fornita da noi in anteprima, sulla rilevazione anticipata on line delle domande, era fondata. Successivamente dal Miur sono giunte solo conferme. L’iter che attende gli aspiranti docenti è il seguente: ad accogliere le candidature sarà l’ormai collaudato sistema ministeriale “Polis”, che si avvale del portale internet “Istanze on line”. Con la domanda, i docenti precari saranno chiamati a dichiarare anche titoli e servizi. Che poi a viale Trastevere valuteranno se congruenti rispetto a quelli previsti.
In questo modo il quadro degli esclusi si sarebbe potuto delineare senza attendere un’ulteriore mese successivo alla pubblicazione del decreto regolamentare di introduzione dei Tfa speciali. E poter così svolgere la prova nazionale nel mese di giugno.
Una verifica, quest’ultima, composta da test a risposta multipla e finalizzata ad accertare le capacità logiche, di comprensione del testo e di lingua straniera del candidato. “La prova – ci ha spiegato il capo dipartimento Stellacci – si svolgerà con ogni probabilità a giugno. Con le stesse modalità della prova preselettiva al concorso a cattedra, collaudata positivamente nelle recenti pre-selezioni di metà dicembre”. Stavolta non ci saranno riferimenti, invece, all’informatica. Le competenze “tecnologie dell’informazione e della comunicazione per la didattica” che saranno argomento delle attività formative previste dai corsi universitari.
Anche in questa occasione la somministrazione delle domande avrà come teatro le aule informatiche di una serie di istituti scolastici individuati all’interno dei vari capoluoghi di provincia. Con un computer assegnato ad ogni candidato. Ed un “pacchetto” di 70 test, in formato rigorosamente digitale, che si rigenereranno automaticamente.
La graduatoria di merito derivante dall’esito di questa verifica servirà anche a stabilire l’ordine delle ammissioni ai percorsi abilitanti riservati, da svolgere nelle singole università, soprattutto per quelle classi di concorso più affollate. Per introdurre la prova nazionale, il Miur ha preparato un secondo decreto, di tipo organizzativo, di rango giuridico inferiore al primo, cui si accompagna, che come l’altro è ancora privo di numero, poiché diventerà efficace solo dopo la loro registrazione: la verifica, si legge nella bozza del decreto, si comporrà di “70 quesiti a risposta multipla”.
Anche se non si tratterà di una vera e propria selezione, il Miur ha deciso di introdurre una logica fortemente meritocratica: sino a 42 risposte esatte, infatti, il candidato non riscuoterà nemmeno un punto; solo dalla 43esima risposta corretta, l’aspirante docente si vedrà assegnare +1,25 punti ad item giusto e -0,50 per ognuno errato, sino ad un massimo di 35 punti. Solamente coloro che riusciranno a fornire, quindi, un davvero congruo numero di risposte esatte, avranno la certezza che dal prossimo autunno potranno iniziare a frequentare il percorso universitario abilitante.
Ogni corso prevede una lunga serie di insegnamenti in aula, per un totale di 41 crediti formativi. Sulla serietà dei corsi, da viale Trastevere non transigono: basta dire che le assenze accettate non dovranno superare la stessa percentuale prevista per il Tfa ordinario (non più del 10%). Inoltre, le lezioni si terranno in capoluoghi di provincia o di regione, in linea di massima nelle ore pomeridiane e di sabato. Sono previste anche delle fasi intensive, da svolgere direttamente nelle scuole nei periodi di sospensione delle attività didattiche.
Al termine di ogni insegnamento sono previste le verifiche. Che, solo se superate, potranno far conseguire all’abilitando da 30 a 50 punti. È prevista, inoltre, una prova di fine corso abilitante: andrà ad accertare la preparazione professionale dell’abilitando e che sarà valutata con un punteggio massimo di 15 punti.
Ora, poiché il titolo di abilitazione sarà conseguito solo se il candidato riuscirà ad ottenere un punteggio complessivo di almeno 60/100, viene da sé che coloro che porteranno a casa pochi punti in occasione della prova nazionale saranno praticamente obbligati a conseguire il punteggio massimo. Sia nelle verifiche intermedie, sia in occasione dell’esame finale da svolgere negli atenei. In caso contrario, raggiungere il punteggio minimo sarebbe praticamente impossibile. E l’abilitazione sfumerà.
“Si tratta – ci ha detto ancora il capo dipartimento del Miur – di una misura assunta consapevolmente dal Ministro, per smentire tutti coloro che sino ad oggi hanno associato i Tfa speciali ad una sanatoria. Ed ha anche una sua logica interna, in quanto consente a tutti coloro che non si sono collocati nelle prime posizioni, sì da poter frequentare la prima edizione del percorso abilitante speciale, di rafforzare la propria preparazione nell’attesa delle successive edizioni”. Insomma, dal Miur, quindi, c’è intenzione di dare sempre meno rilevanza all’anzianità di servizio. E di più alle prove selettive.
Tanto è vero che anche se a viale Trastevere non vogliono sentir parlare di prova selettiva, di fatto i candidati ai Tfa che faranno riscontrare votazioni basse sia in occasione delle verifica nazionale sia negli esami conclusivi di ogni insegnamento si ritroveranno con un pugno di mosche in mano.
Per questi motivi ribadiamo che i docenti non dovranno fare l’errore di affrontare con superficialità il Test selettivo, ma dovranno prepararsi seriamente. A partire dalla prova nazionale. L’obiettivo è ottenere almeno 5-10 punti: solo in tal potranno assicurarsi un margine per arrivare a centrare i 60 centesimi utili per portare a casa l’agognata abilitazione.
|