La rielezione a grande maggioranza di Giorgio Napolitano alla presidenza della Repubblica viene considerata da molti osservatori come una sconfitta della politica (intesa come specifico ambito di attività dei partiti), che non si è rivelata capace di trovare una soluzione, condivisa o non, al problema di trovare un successore all’attuale inquilino del Quirinale.
Nello stesso tempo, però, la conferma di Napolitano a grande maggioranza (738 a 217) suona anche come una ratifica politica del suo recente operato, compresa la nomina dei cosiddetti ‘saggi’, da lui intesi e presentati come ‘facilitatori’ di uno sbocco politico-programmatico capace di far uscire l’Italia dalla fase di stallo e in-decisione nella quale è da mesi bloccata.
Nell’attuale contesto appare ancora più chiaramente confermata l’inadeguatezza del bipolarismo prodotto dalla seconda Repubblica a consentire la formazione di maggioranze omogenee e stabili, sia di centro-destra sia di centro-sinistra. Lo ha dimostrato con evidenza la politica scolastica dei governi alternatisi, con il fallimento delle grandi riforme (Berlinguer prima e Moratti poi), determinata soprattutto dai dissensi interni alle stesse maggioranze, e la tendenza del sistema scolastico a recuperare la sua forma precedente (ciò che i fisici, ma anche i sociologi, chiamano ‘resilienza’), un po’ per conservatorismo, un po’ per autodifesa, un po’ per la totale mancanza di adeguate iniziative di formazione (obbligatoria) in servizio degli insegnanti.
Se l’esito dell’attuale crisi politica (e della politica) fosse quello di andare oltre le insanabili contraddizioni delle formule politiche sperimentate nella seconda Repubblica per puntare su poche, essenziali e ampiamente condivise azioni di riforma (soprattutto istituzionale) e rilancio strategico del ‘sistema Paese’ Italia, riteniamo che uno dei settori da privilegiare sarebbe proprio quello degli investimenti (investimenti, non spesa) nel miglioramento del capitale umano. Un tema peraltro non ignorato dai ‘facilitatori’ del saggio presidente Napolitano.