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“Banda dei falsi diplomi”: a Palermo la Corte di Appello conferma le condanne

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Nonostante gli sconti di pena l’impianto accusatorio rimane per i nove imputati accusati di truffa e falso. Erano finiti sotto processo, a vario titolo, presidi e impiegati di scuole private di Palermo.

21/04/2013

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La Corte di Appello di Palermo ha confermato l’impianto accusatorio emesso con sentenza di primo grado dal Tribunale per nove imputati, tra presidi e impiegati di scuole private palermitane, accusati di avere “distribuito” diplomi falsi. Per tutti rimane la condanna per truffa e falso seppure con una riduzione delle pene rispetto alla sentenza di primo grado.

smascherare la “banda dei diplomi falsi” era stato nel lontano 2006 uno studente che con grande stupore si era visto recapitare il diploma di maturità. Il ragazzo insospettitosi perché altri suoi colleghi avevano ricevuto, benché fossero stati bocciati, il diploma, aveva quindi chiesto all’Ufficio Scolastico territoriale la veridicità di tale titolo studio. Da qui l’inizio dell’inchiesta da parte delle autorità scolastiche e poi della magistratura.

promuovere l’impresa sarebbe stato per i magistrati l’allora preside (condannato a 7 anni e 7 mesi) dell’istituto commerciale Colombo di Palermo, chiuso successivamente dalle autorità scolastiche, che, con la complicità degli altri otto condannati, avendo avuto a disposizione, chissà per quale via, un numero imprecisato di diplomi in bianco li aveva poi “distribuiti”, ovviamente non a titolo filantropico e dopo averli riempiti, a studenti bocciati. La magistratura si è trovata quindi non solo davanti ad un fenomeno grave di falso, ma anche ad una truffa ben organizzata smascherata solo da un “incidente di percorso”.

Va ricordato che proprio in quegli anni la CGIL Scuola prima e poi la FLC CGIL, verificata con dati del MIUR, la esponenziale crescita della presenza di candidati privatisti nelle scuole private, notevolmente superiore ai vincoli imposti dalle norme, aveva denunciato il fenomeno consentito in modo particolare dalle revisione – voluta dall’allora Ministro Moratti – sulla costituzione delle commissioni d’esame nelle scuole paritarie di soli membri interni fatta esclusione del presidente di commissione.

Con gli interventi del Ministro Fioroni la norma sulla costituzione morattiana delle commissioni di maturità è stata rimossa, ma il fenomeno dei diplomifici è stato solo parzialmente diminuito. Ciò nonostante questo vizio della parte speculativa dei gestori di scuole paritarie è continuato ancora ad essere fortemente praticato come dimostra il caso scandaloso di Caserta del 2011.

L’unica differenza è che rispetto ad allora l’asse di intervento di questi speculatori si è spostato dal business della maturità a quello degli esami di idoneità utilizzando altri metodi decisamente più accorti. Ciò che però continua ancora a mancare è l’attività di vigilanza da parte delle autorità scolastiche competenti.

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