Mi chiamo Marisa Marconi, sono una vostra abbonata nonché assistente amministrativo c/o un ISC di Fermo e mi occupo proprio dell’ufficio personale. fonte: latecnicadellascuola
Tra i molteplici compiti a me assegnati c’è anche quello della nomina dei supplenti.
Ho letto con attenzione l’articolo che tratta del problema dell’accorpamento delle classi e in merito a questo devo spezzare una lancia a favore dei dirigenti scolastici perchè spesse volte si ricorre a questa soluzione poichè non si riesce velocemente a contattare i possibili candidati inseriti nelle graduatorie.
Mi spiego meglio.
Molti dei candidati inseriti nelle tre fasce di istituto (nella fattispecie ho a che fare con quelle di infanzia – primaria e primo grado) sono impegnati per l’intero anno scolastico nelle scuole paritarie e alle segreterie scolastiche questo non viene segnalato.
Se vado a consultare l’area Sidi – Convocazioni, stampo le graduatorie del mio istituto nelle quali sono indicati solo i servizi nelle scuole pubbliche. Visivamente sembra che di candidati liberi ce ne siano moltissimi, di fatto la maggior parte di loro lavora nella scuola paritaria con incarico annuale e quindi alla fine del discorso le nostre graduatorie risultano esaurite!!!!
Di questa carenza del sistema ne ho fatto partecipe, da tempo, anche il nostro Ufficio scolastico regionale con preghiera di farsi portavoce al Ministero ma finora tutto è rimasto com’è.
Il Regolamento sulle supplenze del 2007, che ha previsto la possibilità di nominare al di sotto dei 10 giorni nella scuola infanzia e primaria con la chiamata al candidato dalle 7:30 alle 9:30, è disatteso non tanto dagli impiegati ma spesso dagli stessi candidati che assolutamente si rendono irreperibili.
In fondo non hanno tutti i torti: se capita una supplenza per 1 giorno a 60 km. non fanno pari con le spese.
A fronte di tutto questo Vi posso garantire che quando si tratta di mettere un supplente mi vengono i capelli bianchi perchè le operazioni non sono così facili e scorrevoli come il sistema vorrebbe farci credere.
Con stima,
Marisa Marconi