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Tfa speciali: potranno partecipare anche i docenti già abilitati in un’altra classe di concorso. Ma non basta

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Tfa speciali, finalmente una buona notizia: potranno partecipare anche i docenti già abilitati in un’altra classe di concorso. Ma non basta. E sulle classi di concorso il Miur fa bene ad attendere la formazione del nuovo Governo. Ancora una volta le dure posizioni dell’Anief nei confronti dell’amministrazione scolastica producono risultati concreti a favore dei docenti: il Miur ha oggi infatti comunicato ai sindacati l’intenzione di far accedere ai Tfa speciali, riservati ai precari che hanno già del servizio pregresso, anche i docenti già abilitati in un’altra classe di concorso. Si tratta di un risultato importante, per il quale il giovane sindacato ha speso tante energie. Di cui ora si raccolgono i frutti. Non tutte le nostre rivendicazioni hanno tuttavia avuto un riscontro. Il Miur ha infatti comunicato l’intenzione di confermare, come requisito minimo per accedere ai Tfa speciali, le tre annualità a partire dall’anno scolastico 1999/2000 fino allo scorso anno scolastico: non sembra trovare accoglimento, quindi, l’esigenza di ridurre a 360 giorni il servizio minimo necessario per accedere ai prossimi corsi speciali abilitanti. Contestualmente, l’amministrazione continua a non voler rendere utile per l’iscrizione ai Tfa speciali il periodo svolto sotto forma di dottorato di ricerca. L’amministrazione si ostina, inoltre, a non voler inserire nelle graduatorie ad esaurimento tutti coloro che conseguiranno l’abilitazione tramite questo genere di percorsi abilitanti. Né vuole dare la possibilità, analogamente con quanto avveniva per i corsi universitari Ssis, di conferire tre punti di maggiorazione a coloro che svolgono il più impegnativo Tfa ordinario. Includere queste richieste a tutela dei diritti dei lavoratori, è bene ricordarlo, eviterebbe l’avvio di un contenzioso presso i tribunali della Repubblica: infatti, finché la legge non cambia le modalità per accedere alla professione non possono che rimanere le medesime. Ancora di più se a tentare di cambiare le regole è un ministro dimissionario. Fa bene, invece, il Miur a non pubblicare il decreto di riordino delle classi di concorso: la revisione delle discipline d’insegnamento è un’operazione delicata, che merita di essere attuata tenendo conto di una serie di variabili ancora tutte da definire: il taglio che il Governo vorrà dare alla nuova scuola secondaria superiore, la necessaria adozione dell’organico funzionale pluriennale, pure a livello di rete, oltre che la valorizzazione di una serie di nuovi insegnamenti utili a potenziare le forme di apprendistato, come anche stabilito a dicembre a Berlino con gli impegni di collaborazione assunti tra Italia e Germania attraverso il Memorandum europeo d’intesa e cooperazione sulla formazione professionale e rilanciati proprio oggi a Bologna dal sottosegretario all’Istruzione Elena Ugolini.
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