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Dirigenti Scolastici: Il dipartimento Istruzione e Formazione Professionale della Sicilia rivoltato come un calzino dal presidente Rosario Crocetta

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Si è così aperta una partita che vede da un lato Crocetta rilanciare i temi dell’efficienza, della legalità e del cambiamento, e dall’altro le pseudo organizzazioni sindacali del Pubblico Impiego siciliano, su posizioni più o meno dure, che chiedono tutte in coro la condivisione nelle scelte, paventando il rischio di ricorsi. 
Il presidente della Regione ha alzato il tiro su uno dei temi d’attualità più roventi: «Con le parole siamo tutti bravi sull’antimafia e la corruzione. Ma guai a fare provvedimenti. La rotazione – spiega Crocetta – è prevista dalla legge e non prevede concertazione. Rispettino piuttosto le prerogative e il presidente della Regione che applica la legge ».
L’organizzazione degli uffici è infatti una prerogativa tolta alla concertazione e lasciata alla esclusiva prerogativa della parte pubblica.
Come sindacato regionale dei dirigenti scolastici ci dissociamo dalla posizione espressa dal segretario regionale della Cisl, Maurizio Bernava, per il quale quello di Crocetta “ è solo un megashow “ e dalla posizione di Enzo Abbinanti della Cgil Sicilia: «In ogni decisione che riguarda il personale – dice – deve sempre esserci un’informativa e un livello di partecipazione dei sindacati. Non conosciamo i criteri utilizzati per gli spostamenti, le motivazioni», e dalla posizione più sfumata della Uil Sicilia, che per voce del segretario regionale Claudio Barone, si dice « comunque favorevole al cambiamento. Riteniamo positiva la riorganizzazione della macchina burocratica. Ma siamo disponibili a dare un contributo come sindacati e chiediamo di essere coinvolti per valorizzare le professionalità ».
“Lo sanno tutti – ha detto, Crocetta – che la macchina regionale non funziona. I sindacati da che parte stanno? Dalla parte dei cittadini o vogliono rappresentare la difesa del privilegio?  La rotazione rientra nelle norme sulla trasparenza e non nell’ambito della trattativa sindacale”.
Molto coraggiose le affermazioni del presidente condivise da tutto il popolo siciliano: “ All’interno della Regione – ha proseguito – ho trovato un sistema mafioso ben radicato. Noi andiamo avanti, non temiamo lo scontro duro con la mafia anche se ogni tanto c’é qualche ‘rascapignati’ (raschia pentole, ndr) che tira fuori qualche falso dossier”. 
Mafia o no, lo chiamiamo malgoverno delle risorse ai danni della democrazia e dei suoi valori. E certo non pensiamo alle sole risorse finanziarie ma anche a quelle umane e professionali, non dimenticando che il personale utilizzato dagli enti della formazione regionale ha lasciato fuori dalla porta risorse che pure avrebbero avuto diritto di trovare impiego funzionale alle proprie competenze. Il diritto discende dal fatto che tale personale è pagato con soldi pubblici.
La stampa regionale ha pubblicato ampi dossier sulla “parentopoli” nella Formazione siciliana con i nomi dei politici, dei sindacalisti e dei funzionari con parenti nel mondo dei corsi.
Per la verità, la cronaca se ne era occupata anche prima, individuando la “distribuzione politica” dei finanziamenti alla formazione per aree geografiche della Sicilia.
Un dossier inquietante che guida alla piena comprensione dell’intervento del governatore.
Il sistema della Formazione professionale siciliana si muove su un binario paludoso, per comprendere il quale: “…..gli enti, per anni, hanno giocato su due tavoli differenti. Il primo è quello che li vede vestire i panni di “soggetti privati”. L’altro, quello sul quale si muovono quasi come se fossero enti regionali. È la Regione, sono i cittadini siciliani, insomma, a pagare gli stipendi dei lavoratori della Formazione professionale. Anche quelli delle figlie, dei generi e dei nipoti dei direttori. Anche quelli dei parenti dei politici. Anche quelli dei familiari dei sindacalisti, o dei deputati regionali, i cui legami con i lavoratori della Formazione sono finiti in un disegno di legge rivoluzionario. Quello che punta a tagliare il cordone, appunto, tra gli enti e la politica. A rifondare un sistema, insomma, che, per usare le parole affidate dal nuovo assessore Nelli Scilabra a questo numero di “S”, è stato affetto, per anni, “dal peggiore clientelismo”.
…………Dall’istituzione della legge 24 del 1976, quella, per intenderci, che “foraggiava” con soldi pubblici gli enti privati, le assunzioni sono state 7.200. Ma il 60% di queste sono avvenute tra il 2000 e il 2008. Insomma, si è assunto di più in quegli otto anni, che negli altri 24. E i “picchi” nel numero di contratti stipulati coincidono spesso con le elezioni regionali. In particolare quelle del 2006 e del 2008. In quel triennio sono state effettuate quasi il 45% delle assunzioni dell’intero settore della Formazione siciliana. E oggi, i dipendenti assunti a tempo indeterminato sono 9.302. Per intenderci, il 46% del totale dei dipendenti della Formazione in Italia. Insomma, quasi un “formatore” su due, nel Belpaese, lavora in Sicilia.

Per questo sosteniamo l’intervento del governatore Crocetta, ancora da completare e già difficile, raccomandando la priorità  che lo sviluppo e la crescita della nostra regione impongono.
Siamo convinti che c’è molta verità nelle parole che abbiamo ascoltato, ma siamo altrettanto convinti che sia per la qualità dell’istruzione che della formazione, negli ambiti delle competenze legislative regionali,   occorre rivedere il quanto fatto come il quanto proposto.
Compresi la legge sul diritto allo studio e la gestione della cultura e dell’educazione, negli ambiti territoriali, attraverso il dimensionamento scolastico che è operazione sì “tecnica” ma soprattutto ragionata ed interagente.

 

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