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Le iscrizioni on line e l’ampio fronte degli scettici…

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Da quest’anno, le iscrizioni a scuola per la primaria, e secondaria di primo e secondo grado, avverranno via computer, attraverso moduli elettronici. Si tratterà di una vera e propria rivoluzione per più di un milione e mezzo di famiglie italiane, che avranno tempo per iscrivere i figli da lunedì 21 gennaio fino a giovedì 28 febbraio.

Per effetto della legge sulla revisione della spesa pubblica (spending review) entrata in vigore lo scorso ferragosto, si avrà un risparmio consistente, che riguarderà anche pagelle e registri, e consentirà di eliminare la stampa di oltre 6 milioni e 800mila pagelle e più di un milione e 670mila moduli per le iscrizioni, e l’acquisto di quasi un milione di registri.

Fanno eccezione all’obbligo di consentire l’iscrizione on line, le scuole dell’infanzia, i corsi per l’istruzione degli adulti, e le scuole paritarie.

I principali giornali generalisti ospitano in questi giorni un numero cospicuo di opinioni da parte di esperti, rappresentanti del mondo della scuola, scrittori ed intellettuali, che, pur riconoscendo i meriti di questa dematerializzazione, sottolineano il pericolo delle possibili conseguenze: frantumazione delle relazioni scolastiche con le famiglie, scarsa attenzione alle famiglie in situazione di digital divide, vetustà – se non proprio assenza – delle attrezzature tecnologiche in molte scuole.

A lanciare gli allarmi sono stati, ieri, su La Repubblica, la scrittrice e dirigente scolastico Mariapia Veladiano (Premio Calvino 2010 e seconda allo Strega 2011), in un articolo dal titolo La scuola Liquida (che qualifica il registro elettronico come “illusione educativa“, e oggi, sempre dal quotidiano romano, lo scrittore Edoardo Nesi (Premio Strega 2011) e il sottosegretario all’istruzione Marco Rossi Doria (che però attesta l’inevitabilità e l’utilità di queste innovazioni), in altrettante interviste.

Il Corriere della Sera, per non essere da meno, ospita le preoccupazioni del presidente dell’Associazione nazionale presidi Giorgio Rembado, che teme l’impatto di genitori con una scarsa dimestichezza con i supporti informatici nei confronti delle segreterie scolastiche, e della presidente del Coordinamento genitori democratici Angela Nava, che teme l’aumento del “divario tra scuole, quelle più ricche e quelle più povere, quelle del centro e quelle di periferia, o di provincia, e tra famiglie. Insomma, è il riproporsi di Italie a più velocità”.

La nostra impressione è che, fintantoché si vogliono esprimere preoccupazioni per l’introduzione di tecnologie che consentono risparmi di tempo e di denaro, nonché miglioramento dei servizi offerti, e magari si ipotizzano soluzioni che possano equilibrare gli scompensi che queste azioni possono portare con sé, va bene.

Ma quando le preoccupazioni sfociano in ostilità e diffidenza aperte, si rischia di sconfinare in posizioni antistoriche, già superate dalle nuove generazioni, che possono rischiare di far vivere i contesti scolastici ed educativi come presìdi di immobilismo, all’interno di un mondo che corre al galoppo, e di cui i più giovani sono pienamente coinvolti. Insomma, magari si finisce con l’essere attenti al divario digitale tra famiglie, e completamente disattenti al crescente divario digitale tra studenti e ambiti scolastici.


tuttoscuola.com giovedì 3 gennaio 2013
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