I candidati ammessi che hanno superato la quota del 40% li troviamo in quattro regioni del Nord: Toscana il 44,9%, Piemonte il 41,6%, Liguria il 40,1% e Lombardia il 41,1%.
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Agli ultimi posti Sardegna: 26,8%; Sicilia: 26,8%; Campania: 26,4%; Basilicata: 21,1%; Calabria: 21,1%; e Molise:19,9%. In compenso però la Campania ha avuto il maggior numero di aspiranti prof con 14.574 domande presentate, seguita dalla Sicilia con 11.840. In termini però di non partecipazione al concorso, di percentuale di candidati cioè che non hanno dato forfait, preferendo consumare il concorso fino all’ultimo test, la Sicilia è al terzo posto, con l’82,8%, superata dal Piemonte, con l’83,8%, che si attesta al primo posto, e dalle Marche con l’83,0%. Sicuramente questi dati, che si riferiscono solo alla prima giornata, lasciano perplessi e da una prima lettura potrebbero indurre a pensare che ci possa essere una minore preparazione dei docenti meridionali, se le percentuali si leggono in modo asettico o con intenti volutamente polemici. Se invece si tiene conto del contesto socio economico, il discorso cambia, considerando la grande massa di disoccupati e di giovani in cerca di lavoro, compresi di questi tempi i moltissimi laureati. Tutti potenziali concorrenti che per un motivo o per l’altro possono avere deciso di partecipare a queste preselezioni, spinti più dal bisogno di qualche certezza lavorativa che da un effettivo predisposizione ad insegnare e quindi senza una spinta forte per preparasi al concorso medesimo. Sarebbe interessante (e forse qualcuno dalle pareti del ministero e dai suoi uffici statistici se ne dovrebbe occupare) esaminare nel dettaglio la percentuale dei concorrenti distribuiti per età e per ogni singola Regione al fine di rendersi conto a che livello di fame di lavoro sia giunto il Sud d’Italia. |