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FACOLTÀ A NUMERO CHIUSO, SI VA VERSO LA PROVA UNICA NAZIONALE

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A dirlo è stato il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, rispondendo ad un question time della Lega Nord che ha denunciato discriminazioni e inefficienze dell’attuale sistema selettivo regionalizzato. Il responsabile del Miur ha ricordato che quest’anno è stata introdotta la novità delle prove aggregate: se non abbiamo fatto una verifica unica è solo per i problemi finanziari in cui grava il Paese.
Per evitare discrepanze di accesso ai corsi di laurea a numero chiuso, l’intenzione del ministero dell’Istruzione è quella di arrivare gradualmente alla prova unica nazionale. L’annuncio è stato fatto dal ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, che ha risposta ad un question time posto il pomeriggio del 5 dicembre dalla Lega Nord nell’aula della Camera: “quest’anno – ha detto Profumo – abbiamo ridotto” il divario nelle differenze di accesso ai vari corsi di laurea a numero chiuso introducendo le prove aggregate a livello regionale “e se non abbiamo fatto una verifica unica è solo per i problemi finanziari in cui grava il Paese. Oltre che per non fare spostare gli studenti”.
I parlamentari della Lega Nord hanno ribattuto che il sistema delle aggregazioni delle selezioni (che ha comportato la formulazione di graduatorie a livello non più di singola Facoltà accademica, ma regionale ed in alcuni casi anche extraregionale n.d.r.) non ha mutato lo stato delle cose: in diverse città del Sud, infatti, per essere iscritti a Medicina e Chirurgia è infatti bastato acquisire 36-37 punti, mentre in quelle del Nord – sono state citate Milano, Torino e Padova . ne sono serviti almeno 41-42. I rappresentanti del Carroccio sostengono che questa modalità perpetua le discriminazioni tra gli studenti che tentano di accedere ai corsi di laurea con numero di posti definito a priori, a seconda delle regioni dove svolgono la prova selettiva. Inoltre, sempre per il Lega Nord, alla lunga questa organizzazione porterà inefficienza anche nella qualità dei medici e dei professionisti che opereranno nel Paese, poiché sono stati selezioni non sempre i più meritevoli.
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