Cominciano a pervenire in Redazione lettere di “sconcerto” per il comunicato dell’Age Toscana, che interviene sulla questione delle 24 ore di orario di cattedra dei docenti e parla, con toni piuttosto aspri, di “occasione perduta”. In risposta, pubblichiamo un intervento di un docente di Filosofia e Storia del Liceo scientifico “Galileo Galilei” di Perugia, che smonta la tesi dell’Asssociazione genitori.
Giovanni Falsetti, docente di Filosofia e Storia del Liceo scientifico “Galileo Galilei” di Perugia, “più volte segnalatosi per l’operosità e le realizzazioni dei suoi docenti e per i risultati lusinghieri dei suoi studenti, sia prima che dopo il ciclo di studi”, prende posizione su quanto espresso dall’Age Toscana e da noi riportato:
“Prendo nota con grande stupore, sconcerto e indignazione dell’articolo che compare sulla homepage del sito Age Toscana. Più che un punto di vista argomentato, lucido e aderente alla realtà dei fatti, mi pare una presa di posizione marcatamente ideologica. Chi l’ha detto che le ideologie sono scomparse ? Magari sono tramontate quelle novecentesche, ma altre nel frattempo le hanno rimpiazzate, come ad esempio il populismo demagogico mescolato ad un tecnocratico disprezzo verso la cultura e i suoi operatori – docenti in testa – che ha dominato questi tristi anni di smantellamento della scuola pubblica e che sembra innervare il vostro articolo (dell’Age Toscana, n.d.R.). Se aveste avuto modo di seguire con attenzione le prese di posizioni dei numerosi collegi dei docenti di tantissime scuole italiane avreste visto che i docenti italiani non considerano ‘scandalose’, come voi sostenete, le 24 ore in sé, ma il fatto che si sia tentato di imporle ope legis e non attraverso una procedura contrattuale democratica e costituzionale.
Ma tant’è: forse in questi anni il senso della legalità si è talmente affievolito negli italiani che queste per qualcuno potrebbero sembrare bagattelle. I docenti poi – come dimostra il documento ufficiale approvato dai colleghi della mia scuola, che ricalca quello di moltissimi altri istituti italiani – hanno rimarcato che in nessuna scuola europea si fanno 24 ore di lezione frontale (che comporterebbe un insostenibile aggravio di fatica, una insostenibile concentrazione di studenti affidati a uno stesso insegnante, una spersonalizzazione della relazione educativa e un abbassamento della qualità didattica) ma si fa una media europea di 16 ore, mentre le altre, che mediamente oscillano tra le 30 e le 40, sono dedicate all’autoaggiornamento, alla correzione degli elaborati scritti, agli approfondimenti, ai recuperi, ecc.
La differenza tra la media delle scuole europee e quella italiana non è che gli insegnanti medi e superiori italiani lavorano meno dei loro colleghi europei, ma sta nel fatto incontrovertibile che nella scuola italiana tutte le suddette attività – lo ripeto: all’autoaggiornamento, alla correzione degli elaborati scritti, agli approfondimenti, ai recuperi, ecc. – sono sommerse.
Il vero scandalo della scuola italiana, che a quanto pare vi è clamorosamente sfuggito, è la spaventosa mole di lavoro sommerso non contabilizzato e non retribuito che gli insegnanti sono costretti a fare a causa di un ceto politico che ha sempre avuto scarsa considerazione verso istruzione, ricerca e cultura, supportato da un’opinione pubblica, rafforzata da certi media, che è in sintonia con questa mentalità poco degna di un Paese di grandi tradizioni culturali come l’Italia.
Un disprezzo verso il corpo docente che trapela anche dalle vostre stesse parole: ‘C’è da domandarsi cosa ne pensino gli insegnanti elementari, che da sempre lavorano 24 ore, oppure quelli di scuola materna, che di ore invece ne fanno 25. Sarebbe anche interessante sentire il parere del bidello, che lavora 36 ore settimanali e percepisce uno stipendio dimezzato rispetto a quello di un “professore”.’
E’ del tutto evidente da queste vostre parole, piuttosto grevi nel loro carattere liquidatorio, che per voi non ci sono differenze nel mondo della scuola: che una lezione frontale di un docente di scuola superiore è la stessa cosa del lavoro del bidello che sorveglia un corridoio o di un insegnante di scuola primaria che svolge una lezione secondo le metodologie del cooperative learning.
Il vostro disprezzo per la nostra categoria sta tutto in quel ‘professore’ che voi mettete tra virgolette, come se non fossimo degni di portare questo appellativo. Proseguendo, nella vostra sommaria e genericissima presa di posizione ideologica, non cercate neanche di capire cosa significhi il fatto che ‘Il Ministro Francesco Profumo propone un emendamento per riportare a 18 le ore di lavoro settimanali dei professori, a fronte di tagli sul Fondo dell’istituzione scolastica e di altri finanziamenti destinati fra l’altro all’edilizia scolastica e alla sicurezza’. Il fatto di aver effettuato uno scambio tra le 24 ore e il fondo d’istituto e l’edilizia scolastica è la dimostrazione lampante che al governo non importava affatto la qualità della didattica, che avrebbe preso l’ennesimo colpo, essendo 24 ore frontali e non veramente ‘europee’, importava solo effettuare i 183 milioni di euro di tagli della Spending review, che voi non citate mai nel vostro articolo, che così risulta assolutamente astratto e privo di contesto.
La vostra conclusione potrebbe anche essere accettabile: ‘se quelle 6 ore in più fossero state dedicate all’aggiornamento professionale, alle ore di recupero per gli studenti in difficoltà e agli interventi di alfabetizzazione degli alunni extracomunitari, non avremmo forse fatto veramente gli interessi degli studenti ?’. Ha il solo difetto, non lieve, di omettere una piccola questione: che il Ministero non intendeva affatto destinare le famose sei ore alle attività da voi menzionate, ma alla didattica frontale, per tagliare posti di lavoro e risparmiare. In secondo luogo, che voleva aumentare l’orario di lavoro dei docenti senza aumento di retribuzione.
Nel documento approvato dai docenti del liceo Galilei di Perugia, simile a quello di tante altre scuole, troverete che siamo noi docenti a chiedere la riforma del tempo scuola, ma non a parità di salario. Dovreste sapere che il nostro stipendio è tra i più bassi non d’Europa, ma dell’Ocse, quindi del pianeta. E se ci riconoscono le sole 18 ore di lezione frontale è solo perché non ci vogliono pagare, per via di quella famosa grettezza culturale comune a vari politici e a non pochi italiani.
Vi preoccupate, voi dell’Age, molto del taglio del Fondo dell’istituzione scolastica, le cui attività (progetti, recuperi, funzioni strumentali), sia detto per inciso, sono realizzate dai docenti italiani con grande profusione di ore pomeridiane aggiuntive, impegno, creatività.
Alla vostra domanda retorica finale, dal tono vagamente supponente e anche un po’ arrogante – ‘Ci dicano i politici cosa fanno gli insegnanti di medie e superiori nelle restanti 18 ore, quelle che NON trascorrono in classe, e poi ne riparliamo’ – risponderò con un’altra domanda: perché la rivolgete ai politici, che in anni di reiterati tagli a scuola, università, ricerca, cultura, hanno depauperato il Paese della sua capacità di riproduzione culturale e non a noi docenti?
Siamo poi così indegni di essere direttamente chiamati in causa da voi? Dove eravate voi dell’Age quando la mannaia delle amministrazioni si abbatteva sulla spesa per l’istruzione, la più bassa d’Europa?
Chi credete che corregga – per rispondere alla vostra domanda su cosa facciamo una volta terminate le lezioni – quella enorme mole di elaborati scritti che si accumulano ogni anno negli archivi delle nostre scuole. La risposta è duplice: o gli gnomi, nottetempo, come nella favola dei fratelli Grimm; oppure gli insegnanti italiani, i più poveri, bistrattati e sfruttati del mondo civile”.
C’è tanto da condividere in queste osservazioni del prof Giovanni Falsetti.
la tecnicadellascuola