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1.600 euro l’anno costa il blocco dello stipendio agli statali

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Dal 2009 gli statali, dice il Sole24 Ore, hanno perso il 5,8% del potere d’acquisto. L’augurio è che almeno il Governo lo sappia, anche se il blocco dei contratti, che ha ridotto la retribuzione reale, sia stato deciso in epoca berlusconiana

Secondo un calcolo realizzato per II Sole 24 Ore da Aran, l’agenzia per la rappresentanza negoziale delle pubbliche amministrazioni, se si prende come indicatore la retribuzione media contrattuale annua del 2009, pari a 27.613 euro, si scopre che tra il 2010 e il 2012 i dipendenti statali hanno perduto 1.602 euro di reddito a causa dell’erosione monetaria prodotta dall’inflazione, che nel periodo, in termini cumulati, è crescita del 7,5 %. Se questo dato si rapporta alla variazione percentuale dello stipendio appare quella perdita del 5,8% del potere di acquisto del salario e quindi la perdita secca di retribuzione
Ma non finisce qui, calcola sempre il quotidiano, considerato che il blocco dei rinnovi sta per essere prorogato anche per il biennio 2013-2014, con un trend invariato dei prezzi al consumo, la prospettiva è di un raddoppio della perdita di potere d’acquisto, fino a superare l’11% in termini cumulati in cinque anni.
Nello stesso periodo le retribuzioni di fatto del settore privato (stipendio base più componenti accessorie) sono invece cresciute del 2,1 per cento. Sono dati che fanno riflettere se letti tenendo conto degli ulteriori tagli introdotti con la spending review di luglio.
La prospettiva infatti è quella di diminuire ancora dal 10,7% del Pil di quest’anno, dovuto agli statali, al 9,9% nel 2015 secondo l’ultima nota aggiuntiva del Def, che verrà racimolato dal blocco del rinnovo dei contratti scattato con il Dl 78/201.
“Misura rafforzata l’anno passato con altri quattro interventi successivi, che hanno messo un tappo che va oltre la contrattazione collettiva e blocca le retribuzioni individuali, gli scatti e le progressioni di carriera. Il risultato è una riduzione extra delle retribuzioni pubbliche che ha portato a un sostanziale allineamento conia crescita cumulata degli stipendi privati (+40,6% i primi negli ultimi dieci anni contro il ,41,8% dei secondi a fronte di un tasso di inflazione effettivo cumulato di periodo del 27,1 per cento)“.
“In termini monetari il blocco delle retribuzioni determina un risparmio di 6,5 miliardi nel biennio, che saliranno a 13 miliardi a fine 2014, termine dell’ulteriore proroga che verrà confermata con un decreto ministeriale atteso nelle prossime settimane.
Con questo atto verrà confermato il congelamento della vacanza contrattuale, il che significa che se nel 2015 sarà possibile l’apertura di una nuova stagione di rinnovi contrattuali, il potere d’acquisto perduto a causa degli ultimi cinque anni di inflazione non verrà mai più recuperato.”
Anche sulla base di questi numeri gli scioperi programmati dai sindacati della scuola trovano una loro effettiva ragion d’essere e non dovrebbero lasciare spazio di indecisione ai lavoratori della conoscenza di aderire massicciamente all’adunanza delle Oo.Ss. di sospendere per un giorno le attività didattiche. Un segale importante al governo per cercare di invertire la rotta o almeno di cambiarla quanto basta per non infierire esclusivamente sulle retribuzioni del pubblico impiego.

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