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AUMENTO DA 18 A 24 ORE, ALTRO CHE TUTTO A POSTO: NON CI SONO COPERTURE FINANZIARIE ALTERNATIVE

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Doccia fredda dalla commissione Bilancio di Montecitorio: l’emendamento di abrogazione della norma voluta dal Governo creerebbe un “buco” di 80 milioni di euro per il 2013, 120 milioni per il 2014 e 180 per il 2015. Dal relatore, Pier Paolo Baretta (Pd), parole crude e dure: è una situazione di impasse e solo perchè si tratta della scuola concederemo un’ulteriore istruttoria. Il presidente della commissione Cultura della Camera, Manuela Ghizzoni, minimizza: non ci saranno passi indietro. Ma il tempo stringe.
Dopo le autorevoli rassicurazioni sulla sua abrogazione, nella serata del 9 novembre il Governo scopre le carte e ammette che la norma contenuta nel ddl Stabilità sull’aumento dell’orario d’insegnamento settimanale da 18 a 24 ore è tutt’altro che superata. Anzi, con il passare dei giorni le possibilità che possa decadere sarebbero addirittura limitate.
Il nodo che blocca la questione è sempre lo stesso: non ci sono, in pratica, le coperture finanziarie adeguate. Perché manca l’alternativa economica per coprire i circa 200 milioni di euro. Anzi, il sottosegretario all’Economia, Gianfranco Polillo, ha detto che l’emendamento presentato nei giorni scorsi per evitare gli aumenti di orario dei docenti della scuola media e superiore creerebbe un “buco” decisamente superiore: pari ad 80 milioni di euro per il 2013, 120 milioni per il 2014 e 180 milioni per il 2015.
Insomma, se nei prossimi giorni la situazione non si dovesse sbloccare, dalla commissione Bilancio della Camera non potrà che arrivare una fumata nera. “È una situazione di impasse – ha sottolineato il relatore Pier Paolo Baretta (Pd) – e solo perchè si tratta della scuola la commissione ritiene opportuna un’ulteriore istruttoria“. Come se non bastasse, dai parlamentari esperti di conti è anche arrivato un diktat: i soldi dovranno essere reperiti sempre in seno a capitoli di spesa del Miur. Come, del resto, era stato previsto dalla spending review.
Che la situazione sia seria si è capito anche dal richiamo arrivato dal presidente della commissione, Giancarlo Giorgetti, secondo cui “se le cose non cambiano vanno riproposti i tagli lineari“.
I centinaia di migliaia di docenti coinvolti non possono che aggrapparsi alle parole di Manuela Ghizzoni, presidente della commissione Cultura e relatrice della legge di stabilità nella Commissione che presiede: al termine della seduta della Commissione Bilancio, la Ghizzoni ha detto che “sull`abrogazione della norma che prevedeva l`aumento dell`orario a 24 ore a parità di salario per gli insegnanti c`è stata una convergenza di tutto l`arco parlamentare e precisi impegni politici. E su questo non ci saranno passi indietro“.
La parlamentare ha poi aggiunto: “ci aspettiamo, dopo la convergenza unanime che ha portato a formulare emendamenti condivisi e dopo lo sforzo da parte del ministero di trovare coperture adeguate a rispettare i risparmi richiesti dalla Spending Review, uno sforzo da parte dell`esecutivo, al fine di non giungere a compiere tagli lineari all`Istruzione. In questi anni la scuola ha già dato il suo contributo consistente, è arrivato il momento che tutti contribuiscano a dare un futuro all`istruzione, anche per uscire dalla crisi“.
Anche secondo Francesca Puglisi, responsabile Scuola del Partito Democratico, “l’aumento dell’orario degli insegnanti è fuori discussione. Vanno trovate le coperture finanziarie per 182,9 milioni di euro fuori dal bilancio del Miur. Grilli e Polillo spieghino al Paese se è più importante per la crescita l’istruzione o il mantenimento dei privilegi della casta dei Generali“. A sentirli, però, non sembrano avere dubbi: da veri economisti, per loro la priorità rimane quella di mantenere i conti a posto. Per il ministro Profumo ed il suo staff sembrava, invece, che fosse più importante avviare un confronto con le parti coinvolte. Per spuntarla, tuttavia, non bastano più i proclami. Ma servono progetti di spesa alternativi. E anche in fretta.
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