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Nel corso dell’ultimo Consiglio dei Ministri è stato adottato un decreto legislativo sulle modalità di pagamento che dovranno essere rispettate dalla Pubbliche Amministrazione che potrebbe mettere le istituzioni scolastiche in ulteriore (e forse definitiva) difficoltà. Lo scrive su “ La Tecnica della Scuola” di oggi(http://www.tecnicadellascuola.it/index.php?id=40975&action=view ) Reginaldo Palermo precisando che il decreto, che peraltro recepisce una direttiva europea, era atteso da tempo, ma la novità consiste nel fatto che il Governo ha deciso di anticiparne l’entrata in vigore al 1° gennaio 2013.
“In pratica d’ora in poi – osserva Reginaldo Palermo nell’articolo sopra citato – le Pubbliche Amministrazioni (e quindi anche le scuole) avranno l’obbligo di pagare i fornitori entro 60 giorni e ogni clausola contrattuale contraria sarebbe considerata del tutto nulla.
Per il momento non si conosce ancora il testo ufficiale del provvedimento ma c’è da pensare che, secondo quanto previsto da norme analoghe approvate negli ultimi mesi, il mancato rispetto delle regole potrà essere imputato ai dirigenti degli uffici pubblici.
Per le scuole una norma del genere non potrà che aggravare una situazione finanziaria già molto precaria.
Attualmente le scuole riescono a far fronte ai propri impegni contrattuali con fornitori esterni solo nel momento in cui il Ministero accredita concretamente le risorse finanziarie.
Ma il fatto è che spesso l’accredito dei fondi avviene con ritardo e, soprattutto, senza scadenze prestabilite.
In tal modo per le scuole diventa molto difficile programmare in modo razionale acquisti e forniture».
Il risultato? Inevitabile il passaggio a “bilancio di cassa” invece che “bilancio di competenza” come è ora, osserva Palermo, che sottolinea il fatto che «in altre parole le scuole potranno assumere impegni di spesa solamente nel momento in cui avranno concretamente i soldi in cassa. In buona sostanza gli unici impegni che potranno essere assunti senza rischiare multe o penali saranno quelli legati ai contributi delle famiglie che, in genere, vengono incassati in concomitanza con la realizzazione delle attività (laboratori extra-curricolari, viaggi di istruzione o attività para-scolastiche)».
Un’altra mazzata all’autonomia scolastica ed una ulteriore taglio alle risorse destinate al sistema di istruzione.