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Profumo: Orari e stipendi flessibili. A presto una conferenza nazionale

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Intervistato dal Messaggero, il ministro Profumo parla della manifestazione degli studenti: solo una minoranza, e dell’aumento dell’orario di lavoro: se ne discuterà coi sindacati. I tagli? Appena lo 0,5 del totale

Sulle carote brandite dagli studenti, il ministro non si scompone e ci porta alla memoria altri ministri pronti a minimizzare: “Ho apprezzato l’ironia e la loro creatività ma gli studenti italiani sono 8 milioni. Quelli che parlano sono soltanto una frazione molto minoritaria. Se l’1 per cento di questi 8 milioni di studenti partecipassero alle manifestazioni, avremmo visto in piazza 80.000 ragazzi, pari alla popolazione di una media città italiana. Certamente però, per essere la maggioranza, gli studenti in protesta dovevano raggiungere quota 4 milioni più 1. E di sicuro questa cifra non l’abbiamo vista”.
Per quanto riguarda invece il cosiddetto concorsone, Profumo, conferma quanto da tempo va dicendo: “Avremo un secondo concorso nella primavera del prossimo anno. E poi, un concorso ogni due anni e tutti avranno le nuove regole della delega Fioroni. Nel frattempo, i ragazzi dovranno fare un tirocinio attivo. Un laureato il prossimo anno può già fare il concorso per la scuola, se ha già cominciato il tirocinio e lo conclude positivamente. Abbiamo rimesso in moto la macchina dei concorsi e, se saremo bravi a farli, in maniera trasparente, veloce e usando poca carta, ciò contribuirà nel ridare ai cittadini fiducia nelle istituzioni. E in tempi di anti-politica, ciò non è poco.”
Ma il rischio antipolitica tuttavia si intravvede quando ventila l’ipotesi di aumentare l’orario di lavoro agli insegnanti: “Questo tema ha bisogno della contrattazione sindacale. Abbiamo da fare il contratto del 2014, che sarà una grande opportunità anche dal punto di vista salariale. Quella sarà l’occasione per stipulare un patto per la scuola, nel quale dovrà esserci il riconoscimento del grande ruolo dei docenti. Questo ruolo va rivalutato in termini assoluti, anche per quanto riguarda gli stipendi. Rilancio della reputazione del ruolo dell’insegnante e insieme gratificazioni finanziarie.”
Singolare l’aneddoto che racconta sul Giappone, dove ha insegnato per qualche tempo: “in Giappone, c’è un profondo rispetto nei confronti dell’insegnante. E quando un insegnante si presenta dando il suo biglietto da visita, la prima parola che dice è: sensee. Significa maestro e la pronuncia con grandissimo orgoglio. Poi, a seguire, il sensee specifica il suo nome e cognome.”
In Giappone, come in Germania e in Francia tuttavia gli insegnanti “guadagnano più dei nostri, perché svolgono a scuola anche molte attività non tradizionali. Lo stipendio d’ingresso degli insegnanti dovrà essere, e in molti casi già è, come quello degli altri laureati che lavorano nel settore pubblico e in quello privato: intorno ai 1200-1300 euro al mese. Finora, in generale, all’estero si lavora di più e si guadagna di più. Il nostro obiettivo è agganciarci agli standard europei, anche nelle retribuzioni. Ciò che a noi manca, ed è il punto più importante, è la carriera”. E cioè “la progressione dello stipendio. Nel patto della scuola che andremo a stipulare dovremo avere maggiore flessibilità, e prevedere ad esempio i part time. O l’opposto: lavorare di più, per chi lo voglia fare. Bisogna dare cioè la possibilità agli insegnanti di adattare i tempi di lavoro con quelli della vita: ora lavoro di più perché sto in una fase familiare in cui lo posso e lo voglio fare, ora lavoro di meno perché ho figli piccoli o altre necessità.”
Allora patto per la scuola significa: “cambiamento anche fisico della scuola. Non più aule chiuse ma spazi aperti, che siano flessibili e modellabili. E edifici scolastici che diventano anche centri civici, ludici, sportivi”.
E se nel 2014, quando questi progetti dovrebbero andare in porto, l’esperienza del governo Monti sarà esaurita, Profumo dice che comunque il suo sulla scuola è “un lavoro preliminare per lasciare in eredità un’idea europea di scuola, visto che i nostri ragazzi si cimenteranno in un mercato europeo del lavoro. Intanto, all’inizio del prossimo anno faremo una conferenza nazionale, una sorta di stati generali della scuola.” Mentre per i tagli sulla legge di stabilità, si appella alla chiarezza: “Vedo girare cifre di tutti i tipi. Bisogna fare chiarezza. I tagli saranno 182 milioni su un bilancio della scuola che è intorno ai 36 miliardi. Vuol dire che i tagli saranno appena lo 0,5 del totale. Non mi sembra affatto un salasso”.

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