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L’infinita via crucis del precariato. Tfa, concorsi, nuove classi di concorso

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Partono, dopo 13 anni, nuovi Concorsi per insegnare. La proposta del governo e di Profumo si inserisce in un contesto molto complesso e delicato

Dopo quasi tredici anni di blocco dei concorsi ordinari per abilitazione e cattedra, dopo la creazione e la cassazione delle SsiS, dopo la creazione tardiva e confusa dei Tirocini Formativi Attivi, tornano i concorsi. Il Ministro Profumo, accusato da più parti di essere il ”ministro degli annunci”, è stato costretto ad accelerare sulla questione reclutamento nella scuola. Forse per non perdere la faccia, ma, con ciò dimostrando ancora una volta una conoscenza approssimativa dei problemi strutturali del sistema che governa l’Istruzione in Italia con particolare riferimento alla complessa situazione del precariato. Infatti, la soluzione escogitata si sta dimostrando un vero pasticcio: una prima tornata concorsuale con regole vecchie e le tradizionali classi di concorso (50% dei posti disponibili accantonati per le Graduatorie ad Esaurimento e 50% su concorso aperto a tutti gli abilitati e a coloro che sono in possesso di titoli di laurea o diplomi che erano spendibili nel concorso del 1999, per i diplomi spendibili per la scuola primaria e dell’infanzia conseguiti entro il 2001/02 e per le lauree comprese tra il 2000/01 e il 2003/04) e una seconda tornata nel 2013 che dovrebbe avere come riferimento le nuove classi di concorso, da più di un anno impantanate nelle procedure di approvazione. Si tratta di una forzatura tutta politica e d’immagine che apre un fronte di contestazioni e contenziosi a non finire.

La FGU-Gilda degli Insegnanti ha da sempre ribadito che la procedura concorsuale è l’unica che garantisce almeno chiarezza e trasparenza nelle procedure di reclutamento, come del resto prevede la Costituzione. Ed è anche in grado di opporsi alla deriva liberista interpretata da alcune forze politiche e dall’Associazione Nazionale Presidi che spingono per l’assunzione diretta dei docenti ( e il loro licenziamento) gestiti direttamente dai dirigenti scolastici o da fantomatiche reti di scuole.

La proposta del governo e di Profumo, invece, lungi da definire un sistema di riforma complessiva del sistema di reclutamento dei docenti, si inserisce in un contesto molto complesso e delicato, caratterizzato dalla presenza di decine di migliaia di docenti precari in possesso di abilitazione che da anni lavorano e fanno funzionare la scuola statale italiana.
Vediamo cosa, a nostro avviso, non funziona nelle scelte del Ministro (si veda anche http://www.gildains.it/news/dettaglio.asp?idcat=0&plug=motore&area=news&id=2284: il comunicato del Coordinatore nazionale).

Occorreva riformare il vecchio sistema di reclutamento mediante una legge o un atto avente forza di legge per evitare che sopravvivessero le vecchie norme concorsuali. Così, invece, si rischia di reintrodurre il concorso per abilitazione e cattedra con norme oggettivamente obsolete : si riconosce ai vecchi laureati e diplomati , solo se vincitori dei posti disponibili a concorso, il diritto di avere riconosciuta abilitazione e ruolo, ma si trascurano- quasi prendendoli in giro- tutti coloro che sono stati costretti in questi anni ad abilitarsi mediante concorsi e corsi SSIS o che ora devono partecipare alla lotteria dei TFA.La partenza immediata dei concorsi mette a rischio gli effetti della prima e delle successive tornate dei TFA ordinari e pregiudica di fatto l’accesso a coloro che dovrebbero frequentare i TFA speciali (dedicati ai docenti non abilitati che hanno effettuato servizi per almeno due anni -180 giorni annui- nella scuola).Il numero di posti a concorso previsti nei prossimi tre anni è irrisorio (12.000 a concorso e 12.000 alle Gae) e sono coinvolte in prima battuta solo alcune classi di concorso di vecchio ordinamento. Non è chiaro su quali e quanti posti sarà effettuata la prospettata seconda tornata di concorsi sulle nuove classi di concorso, tornata prevista nella primavera-autunno del 2013.Vengono messe a concorso solo alcune classi di concorso con scelte che non risultano molto discrezionali (si attiva ad esempio la procedura concorsuale per classi di concorso dove c’è oggettiva presenza di esuberi a livello nazionale).Le modalità di svolgimento del concorso insistono sul solito quizzone iniziale a crocette che ha dato triste prova nel concorso per i dirigenti e nei TFA e che, lungi dal verificare conoscenze, competenze e capacità, serve solo a sfoltire spesso in modo del tutto aleatorio l’eccessivo numero di candidati. Si tratterà di studiarsi a memoria i più di tremila quesiti che il MIUR metterà in rete un mese prima delle prove. Sono invece apprezzabili le modalità previste per la prova disciplinare scritta e per la prova pratica/orale.Resta confusa ancora la valutazione di titoli, considerando che sono cresciuti negli ultimi anni veri e propri diplomifici che rilasciano lauree, master e specializzazioni di varia natura a pagamento e con scandalosi livelli di preparazione e di contenuti.

Al di sopra di tutto, si apre uno scontro diretto con i docenti inseriti nelle Graduatorie ad esaurimento che, dopo anni di insegnamento e abilitazioni, si trovano costretti a rifare un altro concorso per poter aspirare al 50% dei posti non accantonati per chi è già inserito nelle Gae. Si doveva, prima di creare questo caos, definire procedure chiare e trasparenti per stabilizzare i docenti delle Gae in possesso di anni di servizio e titoli idonei e solo dopo applicare una vera riforma del reclutamento di lunga durata. Il tutto poi si è complicato laddove in modo improvvido politici, giornali e media hanno parlato di accesso ai giovani, proponendo addirittura quote riservate per gli under 30. Si tratta della ennesima fesseria propagandistica che crea false illusioni nel breve periodo e manda nel panico i precari ”storici” che hanno superato spesso abbondantemente anche la fatidica ”soglia della giovinezza”.

E’ indubbio che dopo decenni di uso politico del precariato (immissioni in ruolo ope legis, corsi abilitanti, concorsi riservati, blocco dei concorsi, ecc.) sia necessario fare piazza pulita di questo caos. Da Berlinguer in poi è prevalsa la logica della distinzione tra percorso di abilitazione e reclutamento in organico. Ciò poteva valere solo con tornate concorsuali biennali o al massimo triennali su posti effettivi e aperte agli abilitati e con l’attivazione di procedure di formazione e abilitazione diverse dalle SSIS e sei Tfa. La classe politica non si è mai impegnata in questo problema. Oggi la situazione è intricata da opposti e legittimi diritti : da una parte una massa di precariato- causata dalla mancata indizione dei concorsi- alla quale doveva e deve essere data risposta e che spesso è stata oggetto di facili promesse in campagna elettorale; dall’ altra, i giovani che intendono coraggiosamente fare l’insegnante nel futuro e a cui bisogna dare una prospettiva.

Cosa possiamo proporre?
Stabilizzazione del precariato storico inserito nelle Gae assegnando in prima battuta il massimo numero di posti disponibili.Indizione immediata dei concorsi sulla totalità dei posti disponibili per le classi di concorso esaurite.A partire dalla conclusione dei TFA speciali (2013 o 2014 ??) indizione dei bandi di concorso sul 50% dei posti disponibili effettivi garantendo sempre l’altro 50% alle Gae. In questa occasione si potrebbero far valere le nuove classi di concorso prevedendo regole certe per l’equipollenza dei vecchi e nuovi titoli abilitanti.L’indizione dei nuovi concorsi dovrebbe comportare, come avviene nelle altre amministrazioni, che non si debbano creare ulteriori graduatorie. I concorsi servono solo a coprire i posti vacanti, non a creare aspettative e illusioni per chi li supera senza ottenere la posizione utile al ruolo. Le attuali graduatorie ad esaurimento si chiamano tali perchè dovrebbero essere le ultime e definitive.I giovani potranno trovare lavoro in tempi brevi nella scuola solo se si interviene nella riforma degli organici (superamento della distinzione tra organico di diritto e di fatto con la creazione dell’organico funzionale di scuola o reti di scuole) e si correggono le storture della riforma pensionistica che ha spostato in avanti l’ètà di uscita dalla scuola delle classi demografiche di insegnanti più numerose (i nati negli anni ’50 e nei primi anni ‘60).

Mentre scriviamo deve ancora essere pubblicato il bando ufficiale relativo alle modalità di svolgimento dei concorsi a cattedra della prima tornata. Forse ci saranno delle novità, ma il senso dell’operazione è ormai delineato. Peccato che si stia trasformando nel solito pastrocchio all’italiana.

 

 

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