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La scuola digitale: la lezione degli annunci e dei controannunci

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Sulla tanto agognata Scuola digitale le notizie oggi sono due.

La prima, in realtà non di oggi, è che il Ministero ha destinato, con tredici Regioni, 40 milioni di euro per l’acquisto di 5.906 Lim e pc per classe, 77.073 tablet per gli studenti e di attivare 2.764 Classi 2.0 e 17 Scuole 2.0.

La seconda, in controtendenza (apparente), è che dal 20 ottobre per mancanza di fondi finisce il progetto Spc (Sistema Pubblico di Connettività) scuole con la conseguenza di chiudere gli accordi di connessione alla banda larga per 3.800 istituti. A meno che questi istituti non rinnovino i contratti a loro spese.

A questo punto arriva tutta la stampa, nota la contraddizione, dichiara di sbugiardare il Ministero, e da viale Trastevere smentiscono.

Lo sappiamo che ci sono scuole senza internet. Ma rimedieremo con il decreto Digitalia, con un piano di cablatura“, promette Giovanni Biondi, il responsabile del Dipartimento per la programmazione e la gestione delle risorse umane, finanziarie e strumentali del Miur. a. “Il cablaggio di scuole e uffici pubblici deve essere la priorità assoluta”, dice il professore dell’Università Bicocca Paolo Ferri ad Agendadigitale.eu, consulente per l’innovazione del Miur, e l’approccio di Profumo, “che si è trovato senza soldi e al cospetto di una situazione a macchia di leopardo, è da considerarsi positivo in termini di attenzione al tema e in un contesto in cui non si assiste a un intervento strutturale da 12 anni“.

Nel pomeriggio poi, una nota del Ministero dichiara ufficialmente che la cessazione dei contratti è determinata dall’intento lodevole di risparmiare su contratti oggi ritenuti onerosi: “Nessuna marcia indietro sul Piano Scuola Digitale, né tantomeno sulle connessioni internet di cui dotare le scuole. Obiettivo della circolare del Ministero dello scorso 20 settembre, a cui hanno fatto riferimento le recenti notizie sul taglio della connessione internet a circa 3.800 istituti scolastici, è rivedere contratti vecchi e onerosi, e dare la possibilità alle scuole di dotarsi, autonomamente, di connessioni nuove e meno care. Anche grazie alle risorse per la gestione ordinaria degli istituti che, come comunicato di recente, sono state aumentate del 33%, passando da 200 a 240 milioni di euro”.

Contemporaneamente la nota annuncia che la contrattualizzazione delle connessioni deve passare alle scuole: “La circolare del Miur (…) segue le recenti modifiche alla normativa introdotte dal Decreto legge n. 95 del 2012, secondo cui una serie di fondi gestiti in precedenza dal Ministero deve essere attribuita direttamente alle scuole, garantendo agli istituti maggiore autonomia e soprattutto maggiore flessibilità di spesa. Un meccanismo che, insieme all’aumento dei fondi di funzionamento e alla possibilità di rivolgersi autonomamente al mercato, potrà garantire condizioni più vantaggiose di quelle assicurate da una convenzione ormai datata”. Le scuole, quindi, spiega il Miur, “potranno continuare a dotarsi di una connessione internet, scegliendo operatori e offerte che preferiscono, in ogni caso risparmiando sulle spese sostenute per il servizio. In questo modo potranno gestire meglio i fondi a disposizione e far fronte alle diverse esigenze per il lavoro di tutti i giorni. Il fondo di funzionamento degli istituti comunque sarà opportunamente incrementato nel caso di istituti che, per motivi tecnici (digital divide), necessitano di connessioni più costose attraverso, ad esempio, collegamenti satellitari”.

L’insegnamento di questo scambio di annunci, contraddizioni e rettifiche qual è? Che la necessità di pubblicizzare le intenzioni e di controdedurre le contraddizioni dei fatti rispetto alle intenzioni sembra prevalere su tutto il resto. In tema di digitalizzazione della scuola (ma anche di tutti gli altri settori della Pubblica Amministrazione), la tentazione della politica dell’annuncio è facile: tutti sono a favore della digitalizzazione dei servizi e dei supporti, didattici e di segreteria. Ma non è questo che deve valere per l’opinione pubblica. Sia per quanti sostengono l’operato dell’attuale governo, sia per la stampa che cerca contraddizioni tra un annuncio e un altro. Ci si aspettano fatti.

Ci si aspetta che le scuole cablate, e con servizi amministrativi e di supporto alla didattica, nel 2013 siano considerevolmente maggiori che nel 2012. Ci si aspettano dati, consistenti nella distribuzione per ordine di scuola e per aree geografiche, dal Ministero che verrà, su questo miglioramento. Su questo, e solo su questo, potrà essere espressa una valutazione solida, concreta e motivata. Il resto non conta.


tuttoscuola.com venerdì 21 settembre 2012
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