La rivolta degli insegnanti precari scoppia quando il provveditore Francesca Bianchessi dà lettura della direttiva dell’ufficio scolastico regionale. Sono le 11 di mercoledì e nell’aula magna del Bonomi-Mazzolari, sede della convocazione degli aspiranti supplenti annuali di area scientifica, esplode il caos. Le urla di disapprovazione coprono le parole del provveditore che tenta di spiegare che una sentenza del dicembre 2011 taglia fuori dalle nomine tutti coloro che avevano fatto ricorso dopo troppi anni di “tempo determinato”, lo avevano vinto e avevano ottenuto il risarcimento danni. Una schiera di insegnanti, sicuramente più di 150, non possono quindi essere nuovamente assunti perché i contratti sono stati considerati illegittimi per fatto illecito.
Il provveditore è chiaro: «Non possiamo procedere alle nomine in virtù di una sentenza». Amarezza, delusione e rabbia per quegli insegnanti che da troppo tempo ricevono un incarico annuale: licenziati e riassunti ogni volta. L’aula insorge e ad un certo punto i responsabili del Bonomi sono costretti a chiedere l’intervento di questura e polizia locale. La rissa verbale continua, mentre la Bianchessi chiama da parte un gruppo di precari per spiegare meglio la direttiva regionale. Nulla da fare, il chiarimento non arriva e alle 11.30 la neo preside Cristina Montanelli prende in mano il microfono: «Sono preside da appena tre giorni e capisco le vostre difficoltà. Sono però costretta a dirvi che le operazioni sono sospese e quindi vi invito ad abbandonare l’edificio per ragioni di sicurezza».
L’avvocato Giuseppina Coppolino, che assiste una sessantina di precari nella lotta per il posto di lavoro (altri 90 sono nelle mani dei sindacati), annuncia un esposto in procura con ipotesi di reato anche penali, tra cui l’interruzione di pubblico servizio. «Inoltre – sottolinea – inoltreremo un ricorso per chiedere ulteriore chiarezza sulla posizione degli esclusi». La convocazione era per i precari dell’area scientifica, ma toccherà a quelli delle materie umanistiche e linguistiche. E la situazione è destinata a riproporsi. La magistratura aveva decretato la nullità dei contratti a termine sulla base della normativa europea che ne vieta la reiterazione su posti vacanti e il ministero aveva potuto aggirare l’ostacolo, perché lo Stato italiano non aveva mai recepito quella normativa, prevalente su quella nazionale. I contratti a termine prorogati erano stati dunque dichiarati illegittimi. E il giudice aveva condannato il ministero a risarcire il danno.
Con la sospensione delle operazioni beffati anche gli insegnanti che non avevano fatto ricorso e che quindi potevano aspirare alla nomina. «Da dieci anni mi licenziano e mi riassumono l’anno dopo – racconta sconsolata una professoressa di matematica e fisica – e adesso ci dicono che siamo fuori, con tutto il nostro bagaglio di esperienza che rischia di andare disperso». Seria preoccupazione è stata espressa anche dall’assessore provinciale alla scuola Francesca Zaltieri, che si sta attivando per fare chiarezza sulla posizione di questi insegnanti. Tino Russo, segretario provinciale Snals, sottolinea: «La situazione è grave e la direzione regionale è s tata molto tardiva nella comunicazione».
Roberto Bo