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Concorsi, basta annunci generici, serve chiarezza

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Basta graduatorie, d’ora in poi solo concorsi. Lo sostiene oggi il ministro, con un’enfasi che sembra non fare i conti con la realtà. Una realtà dove ci sono le assunzioni, quelle di oggi e quelle già annunciate per i prossimi due anni, ma che vede anche circa duecentomila persone ancora presenti nelle graduatorie ad esaurimento. Numeri sui quali molti, e non solo il ministro, danno l’impressione di glissare.

Un semplice conto: se il ritmo del turn over resta quello di oggi (più o meno 20.000 posti all’anno), servirebbero vent’anni per svuotare le graduatorie, alle quali tocca, per legge, il 50% delle disponibilità. É vero che la situazione cambia a seconda del tipo di graduatoria (ordine di scuola, classe di concorso) o delle aree geografiche, ma questo vuol dire che se in alcuni casi i tempi potrebbero ridursi, in altri potrebbero dilatarsi ulteriormente. In ogni caso, non si tratta di tempi brevi, e il ministro dovrebbe saperlo. Così come dovrebbe saperlo chi propone di non fare concorsi finché non si siano esaurite le graduatorie, cioè per altri dieci anni, chiudendo così la porta ad ogni attesa per coloro che oggi nelle graduatorie non ci sono.

Che fare, allora? Sicuramente è positivo rimettere in moto il primo dei due canali in cui si articola, per legge, il nostro sistema di reclutamento. Si eviti però di nascondere la complessità dei problemi con cui ci si dovrà comunque misurare. Le attese e i diritti di chi è in graduatoria ad esaurimento vanno rispettate, e bisogna smetterla di indicare le assunzioni dalle graduatorie come la causa di una presunta scarsa qualità del nostro corpo docente; chi è in graduatoria ha già superato almeno un concorso o si è abilitato con  percorsi post laurea, quindi ha le carte in regola per insegnare.

Quanto ai concorsi ordinari, si passi rapidamente dalla retorica dell’annuncio ad un’informazione chiara e puntuale, che permetta di capire senza equivoci chi potrà partecipare alle prove e come queste saranno strutturate. Ci dica, il ministro, se parla di un concorso con nuove regole, che attendono dal 2007 di essere varate, o se intende procedere con le regole attuali (del 1998…). Indicazioni che tutti attendono, e in particolare quanti si accingono ad affrontare i nuovi impegnativi percorsi di formazione iniziale per la docenza, ai quali è doveroso offrire un quadro certo e attendibile con cui misurarsi oggi e in prospettiva.

Nelle sue dichiarazioni il ministro pone l’accento, giustamente, sul fatto che le assunzioni rappresentano un segnale di diversa e positiva attenzione al mondo della scuola. Al ministro va certamente il merito di aver dato continuità ad un piano triennale, che però è frutto, ci sembra giusto ricordarlo, dell’azione condotta lo scorso anno dalla Cisl e da quei sindacati che, insieme, si sono assunti la responsabilità di sottoscrivere accordi senza i quali il piano non avrebbe preso avvio. Per dargli prospettive che vadano oltre il triennio della sua vigenza, è tuttavia indispensabile che si realizzino condizioni tali da agevolare un processo di avvicendamento del personale docente, che oggi sconta sia gli effetti di un drastico ridimensionamento degli organici, sia quelli indotti dalle nuove norme previdenziali.

Temi complessi, sui quali la Cisl Scuola da tempo indica l’urgenza di un confronto serio e responsabile, se non si vuole che diventino terreno di scorribande demagogiche o teatro di una drammatica e interminabile “guerra tra poveri”.

Roma, 1° settembre 2012

Francesco Scrima, segretario generale Cisl Scuola

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