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L’inglese insegnato da docenti non specialisti

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Lentamente i nodi in materia d’insegnamento dell’inglese nella scuola primaria stanno venendo al pettine, come dimostrano anche alcune manifestazioni di protesta di questi giorni.

Un cenno per capire.

Negli anni ’90 il Ministero dell’istruzione era riuscito a selezionare e specializzare in modo più o meno dignitoso 12-13mila maestri di ruolo per insegnare l’inglese nella primaria. Ogni specialista insegnava l’inglese agli alunni di sei-sette classi.

Per l’Amministrazione quegli insegnanti erano un lusso costoso e agli inizi del duemila venne preparato un piano di rientro per farli diventare docenti generalisti che insegnavano inglese solo nelle proprie classi.

Il rientro, del tutto virtuale, fu approvato ma mai varato dal ministro Moratti e, poi, anche dal ministro Fioroni. La Gelmini, invece, ha fatto sul serio e ha disposto il rientro. Poiché per ogni specialista di inglese che rientrava in classe occorreva specializzarne altri due per coprire le classi scoperte, è stato varato un veloce piano di formazione.

La Cgil-scuola che ha manifestato ieri a Roma per la situazione laziale parla di “effetti devastanti, per la preparazione degli alunni e la riorganizzazione dell’orario scolastico. D’ora in poi dovranno occuparsi della materia, infatti, insegnanti ordinari. Alcuni di loro hanno fatto corsi di poche decine di ore. Altri hanno una abilitazione che risale al concorso degli anni novanta e da allora la maggior parte non ha rinfrescato la sua preparazione. Insomma, si rischia l’effetto inglese maccheronico. E anche la disparità fra scuole che ancora hanno gli specialisti, e li fanno girare come trottole fra le classi, e scuole che non ne hanno più”

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tuttoscuola.com martedì 3 luglio 2012
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