UIL Scuola – A seguito di specifica richiesta, a mezzo lettera, della UIL Scuola, l’amministrazione ha chiarito che per la partecipazione ai corsi va tenuta in considerazione sia il decreto 81/2009 che il CCNL, pertanto non può esistere obbligatorietà di frequenza per i docenti. Esiste naturalmente un richiamo al senso di responsabilità per coloro che abbiamo già iniziato la frequenza a portare a termine i corsi, compatibilmente con particolari condizioni, che possono ostacolarne la conclusione.
I docenti ancora utilizzati come specialisti sono 6.937, restano ancora 11.431 ore residue che vengono coperte attraverso supplenze o, più raramente, come ore aggiuntive. Non è quantificabile il numero delle classi a causa delle diverse quote orarie ad esse assegnate. I docenti che si apprestano completare il percorso della prima tranche sono 5.140.
Per la seconda tranche sono in fase di avvio i corsi per i 6.000 docenti delle quattro regioni del Piano Operativo Nazionale e degli oltre 10.000 delle rimanenti regioni, collocati in 627 classi di circa 18 corsisti.
La UIL ha evidenziato la totale assenza di confronto su criteri e modalità adottate; l’ambiguità sulla obbligatorietà dei corsi ha determinato un forte livello di demotivazione tra i docenti, una scarsa efficacia dei corsi fino alla bocciatura di corsisti.
La UIL ha ribadito che devono essere assicurate al personale tutte le condizioni previste per la frequenza, dal rimborso spese alla retribuzione delle ore funzionali all’insegnamento se eccedenti le quaranta definite dall’art. 29 del vigente CCNL. Tali condizioni risultano rispettate nelle quattro Regioni PON dove le disponibilità finanziaria per il piano di formazione sono molto più consistenti. La UIL ha sollecitato in tale senso la rapida messa a punto di una nota di chiarimento sulla non obbligatorietà e su soluzioni quali il semiesonero dal servizio, oltre che l’uso di eventuali quote finanziarie residue per riconoscere l’impegno degli insegnanti.