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ORGANICI ATA: UN’ALTRA TEGOLA SULLA TESTA DEL PERSONALE

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Il Ministero si dichiara disponibili a rivedere le tabelle per il calcolo degli organici Ata, ma solo a partire a dal prossimo anno. Per il 2012/2013 tutto resta com’è. Penalizzati i maxi-comprensivi.
Dopo la doccia fredda degli scatti di anzianità ripristinati solo grazie al taglio sul fondo di istituto, un’altra tegola sta per abbattersi sul personale della scuola.
Anche questa, per la verità, prevista e prevedibile.
Gli organici del personale Ata per il 2012/2013 non aumenteranno di una unità: lo hanno ribadito i tecnici del Ministero nel corso di un incontro con le organizzazioni sindacali svoltosi nella giornata del 19 giugno.
Qualche modesta concessione alle richieste sindacali è stata fatta, ma in realtà il nodo maggiore è rimasto irrisolto: per il 2012/2013 le tabelle per il calcolo degli organici Ata spettanti a ciascuna istituzione scolastica rimarranno del tutto invariati; forse (ma non è ancora sicuro) ci sarà qualche piccolo ritocco solo per le scuole con più di 1.200 alunni.
In pratica questo significherebbe che le scuole con più di 1.200 alunni potrebbero avere una-due unità di personale in più ma questa “concessione” del Ministero non servirebbe a recuperare del tutto i posti che si perderanno a causa degli accorpamenti.
I parametri previsti dalle tabelle attuali, infatti, penalizzano di fatto le scuole con un elevato numero di sedi (ed è proprio questo il caso dei nuovi istituti comprensivi nati dal dimensionamento previsto dalla legge 111/2011).
Per la verità il Ministero si è impegnato a rivedere le tabelle, ma solo per la definizione degli organici relativi al 2013/2014 e sempre che non si determini l’aumento del contingente nazionale prescritto dall’art. 64 della legge 133/2008.
Sullo sforamento dei tetti di organici pesa a questo punto anche la posizione assunta dal MEF che ha ormai detto chiaro e tondo che ogni sulle risorse destinate al Miur.
Insomma: se la revisione delle tabelle dovesse provocare una riduzione dei risparmi, il costo dovrà per forza di cose essere scaricato sul Ministero dell’Istruzione.
Il rischio è che nel giro di 2-3 anni (ma forse anche meno se la crisi dovesse continuare a “mordere” come ora) il fondo di istituto venga azzerato del tutto.
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