Questo ulteriore rinvio della firma nasconde forse qualche problema che non sarà facile risolvere. Se prevarrà la linea della Funzione Pubblica, i sindacati non firmeranno il contratto per il secondo anno consecutivo.
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La firma del CCNI sulla mobilità annuale del personale docente e ATA è stata ancora rimandata. Ne dà notizia la Uil-Scuola precisando che il rinvio si è reso necessario in quanto nel corso dell’ultimo incontro “sono emerse esigenze di ulteriore approfondimento dell’articolato”. Nulla trapela dagli altri siti sindacali ma la vicenda è ormai ben nota e, anzi, il silenzio delle organizzazioni sindacali è assolutamente sintomatico e, con ogni probabilità, sta a significare che la chiusura della trattativa è molto incerta. Non più tardi di una settimana fa tutti i sindacati davano per certo che il contratto sarebbe stato firmato al più tardi entro il 31 maggio e davano per scontato che il protocollo d’intesa sul lavoro dei primi di maggio avrebbe consentito di superare i problemi sollevati lo scorso anno dal Dipartimento della Funzione Pubblica. Il punto di tutta la questione è sempre lo stesso: la parte pubblica sostiene che con l’entrata in vigore del decreto Brunetta la materia dell’ organizzazione del lavoro e della assegnazione del personale docente e Ata ai plessi non è più oggetto di contrattazione. Del tutto opposta la posizione dei sindacati che lo scorso anno erano riusciti a costringere il Miur a siglare una pre-intesa, in cui di fatto veniva accolta l’interpretazione sindacale. Il Dipartimento della Funzione Pubblica non aveva dato il via libera alla firma definitiva e alla fine i sindacati non avevano sottoscritto il contratto. Quest’anno il problema si pone di nuovo ma con una complicazione: i sindacati sostengono che l’accordo sul lavoro pubblico sottoscritto ai primi di maggio autorizzerebbe il Miur ad accettare l’interpretazione sindacale. Ma, da indiscrezioni che abbiamo raccolto, sembra che i tecnici del Miur che fanno parte della delegazione trattante si sono già incontrati più volte con i dirigenti della Funzione Pubblica che dovranno esaminare il contratto ricevendo proprio nelle ultime ore una risposta negativa. Pare che la spiegazione del Dipartimento della FP sia stata questa: è vero che l’intesa sul lavoro pubblico apre qualche spiraglio e prevede una revisione del decreto Brunetta ma la stessa intesa demanda ad un provvedimento legislativo la definizione di nuove norme. E quindi, fino a quando non verrà approvata una nuova legge, valgono le regole attuali e l’inserimento in un contratto integrativo di norme in materia di organizzazione del lavoro risulterebbe del tutto illegittimo. Insomma, un contratto analogo alla pre-intesa dello scorso anno non verrebbe accettato dalla Funzione Pubblica. A questo punto la soluzione della vicenda non è per nulla scontata. Certo è che se il Miur dovesse proporre un testo che va nella direzione indicata dalla FP ben difficilmente i sindacati firmerebbero il contratto. Per il secondo anno consecutivo, quindi, la mobilità annuale verrebbe regolata da un atto unilaterale del Miur e non da un contratto. |