Il programma del Ministro è chiaro e anche ambizioso: concorsi, valorizzazione del merito, premi agli studenti migliori, incentivi alle scuole di eccellenza. Ma i problemi sono molti: dal dove prendere i soldi al come far fronte alle opposizioni. Critiche anche da Fioroni.
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Le intenzioni sembrano sincere e i programmi sono in larga misura condivisibili, ma un po’ di sano scetticismo non guasta: ci riferiamo alle recentissime dichiarazioni del Ministro che ormai parla di concorsi aperti a 300mila candidati e di meccanismi per premiare i migliori fra studenti, scuole e insegnanti. Addirittura il Ministro parla di concorsi che dovranno essere banditi dal 2013 con cadenza annuale e persino di nuovi meccanismi di selezione (fra le prove di concorso dovrebbe esserci anche la simulazione di una lezione). Durante l’estate dovrebbe persino uscire il bando per selezionare i commissari di concorso. Se questo è il progetto il Ministro deve prepararsi ad attacchi da destra e da sinistra e anche dall’interno della stessa Amministrazione dello Stato. Vediamo perché. Intanto il Ministro non ha ancora chiarito (e neppure lasciato intuire) da dove pensa di recuperare le risorse per un piano così ambizioso. E, si badi bene, non parliamo neppure del costo delle assunzioni ma anche solamente della spesa necessaria per mettere in piedi la macchina concorsuale, a meno di non ipotizzare che le commissioni lavorino gratuitamente. Senza contare che i precari storici sono nettamente contrari ai concorsi perché chiedono che prima di assumere dei neo-laureati si trovi una sistemazione per chi lavora già da 10-15 anni. Quanto al progetto di premiare gli studenti migliori, il Ministro dovrà vedersela un po’ con tutti ma soprattutto con chi sostiene che prima di tutto bisognerebbe davvero garantire uguali opportunità a tutti, altrimenti si rischierà di premiare chi è bravo solo perché vive in un contesto socio-familiare favorevole (l’obiezione, a dire il vero, non è molto pertinente perché basterebbe stabilire che, al di sopra di un certo reddito familiare, non si ha comunque diritto ad alcun premio). L’idea di premiare scuole e insegnanti che ottengono buoni risultati appare allo stato attuale pressoché irrealizzabile in quanto incontrerebbe l’immediata reazione di sindacati (tutti, nessuno escluso) e movimenti. Il problema insomma è sempre lo stesso: il programma di Profumo si basa tutto sulla valorizzazione di merito e competenze (i concorsi dovrebbe servire proprio a selezionare i docenti “più capaci”), programma che già in passato ha dovuto subire pesanti sconfitte sul campo (la più clamorosa fu quella di Berlinguer che pure aveva dalla sua un regolare contratto nazionale che all’articolo 29 prevedeva espressamente un miglioramento di 6mila euro annui per i docenti che avessero superato un apposito concorso). Stessa fine fece nel 2005 il tentativo di Letizia Moratti di attribuire un compenso (assai più modesto) ai docenti “tutor”. Per comprendere che “aria tira” basta pensare che persino l’ex ministro Fioroni non risparmia critiche e sostiene: “È del tutto evidente che interventi esclusivamente mirati a incentivare la competizione e garantire l’eccellenza per pochi diano un’idea sbagliata e diversa dalla scuola della Costituzione”. D’altronde anche il centro-destra sembra aver rinunciato alla “valorizzazione del merito” all’interno della scuola: dal cosiddetto ddl Aprea, infatti, sono state cancellate tutte le disposizioni relative allo stato giuridico dei docenti che prevedevano una carriera articolata in tre livelli. Comunque il progetto di Profumo dovrebbe stare dentro un decreto legge che il Governo potrebbe emanare già nei prossimi giorni. Non ci vorrà dunque molto tempo per capire se il programma del Ministro avrà possibilità reali di tradursi in pratica. di Reginaldo Palermo |