Per i sindacati è una vera miseria. Soprattutto perché il numero dovrà essere distribuito per tutte le regioni e nel lungo periodo (2013-2016). A tenere bassa la cifra hanno contribuito la già alta presenza di precari, la mancanza di posti liberi e la riforma delle pensioni.
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Saranno quindi 12mila, per l’esattezza 11.892, da suddividere per tutte le regioni italiane, le cattedre d’insegnamento che il ministero dell’Istruzione è intenzionato a mettere in “palio” attraverso il canale del concorso pubblico, probabilmente riservato sogli agli attuali abilitati, il cui bando dovrebbe essere pubblicato nel prossimo autunno. Il numero limitato, decisamente inferiore alle aspettative, sarebbe dovuto a due motivazioni principali: la prima è da connettere con l’effettiva scarsità di posti oggi attualmente vacanti (soprattutto a seguito dell’ondata di assunzioni della scorsa estate); la seconda all’innalzamento dei requisiti per andare in pensione, da cui scaturirà un progressiva sempre minora esigenza di fare turn over. Il numero di posti messi a concorso diventa ancora più limitato se si pensa che saranno utili per le assunzioni di tre anni scolastici: 2013/14 – 2014/15 e 2015/16.
I sindacati, a cui è stata fornita la notizia durante gli incontri tenuti a viale Trastevere il 31 maggio, non hanno colto con favore la quota di posti annunciati dal Miur: la Gilda ha parlato di “una vera miseria, di fronte a circa 200.000 docenti iscritti alle gae e a circa 70.000 docenti non abilitati in possesso di almeno tre anni si servizio. Non si capisce poi – ha continua il sindacato guidato da Di Meglio – se il concorso sarà fatto sulle vecchie classi di concorso o sulle nuove (anche se a dire il vero le ultime indicazioni del Miur davano per quasi certa l’adozione delle nuove classi di concorso ndr)”.
Come non si capisce, aggiungiamo noi, perché il ministro dell’Istruzione, Francesco Profumo, ricorda da mesi che la “scatola” delle immissioni in ruolo tramite concorso pubblico sarà più piccola di quella derivante dall’esercito di abilitati iscritti nelle graduatorie ad esaurimento. Mentre alle stesse organizzazioni sindacali sarebbe stato detto che la suddivisione tra le due liste di attesa (maxi-concorso e Gae) sarà del 50%.
Secondo l’Anief fa pensare molto il fatto che per arrivare a bandire il prima possibile il maxiconcorso ci si “dimentichi dei precari della scuola”. Il sindacato di Marcello Pacifico ritiene infatti poco coerente il fatto che si cerchi di organizzare a tutti i costi il concorso pubblico proprio “mentre i tribunali della repubblica condannano a risarcimenti milionari l’amministrazione per la mancata stabilizzazione del personale precario e per l’abuso dei contratti a termini in violazione della normativa comunitaria”.
Per lo Snals sono risultate inoltre “vaghe” le indicazioni “che sono state fornite circa il contenuto del bando che potrà essere emanato solo successivamente all’autorizzazione. In assenza di un nuovo Regolamento sul reclutamento, il concorso – conclude il sindacato autonomo – non potrà che essere emanato sulla base dei titoli di accesso richiesti dalla normativa vigente”.
Cosa accadrà ora? Di sicuro, al ministero stanno accelerando sul lavoro di progettazione e predisposizione del provvedimento, al fine di chiedere entro pochi giorni o settimane l´avvio della procedura per la sua indizione. Il bando, infatti, come previsto dalla normativa in vigore, deve obbligatoriamente passare per il parere di Funzione Pubblica, organi in seno al Miur preposti a questo ruolo, Consiglio nazionale della pubblica istruzione, e via dicendo. Diversi passaggi non sarebbero vincolanti. Ma necessitano di tempo. Quello che il Miur invece non vuole può perdere.
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