È polemica sugli alti costi di iscrizione e di partecipazione ai TFA, e la protesta sta percorrendo vari canali, dal Web all’interrogazione parlamentare.
Sui forum di chi è a caccia di un’abilitazione, si esprime sdegno sia per le spese per i test di ammissione (che andrebbero moltiplicate nei casi di chi fa più tentativi per diverse classi di concorso), che per quelle relative alla frequenza, ed è stata aperta una pagina Web (http://www.petizionionline.it/petizione/contro-i-costi-esorbitanti-del-tfa/7001) per una petizione on line contro i “costi eccessivi” dei Tfa.
Sul piano politico, si registra l’interrogazione urgente del capogruppo del Pd in Commissione Istruzione del Senato, Antonio Rusconi, che chiede al Ministro dell’Istruzione Profumo “se sia a conoscenza dei costi di iscrizione e di partecipazione fissati dalle diverse Università per per l’accesso al corso TFA e quale sia la sua valutazione”.
Chiede inoltre il parlamentare del Pd, se il ministro “se non ritenga doveroso e necessario intervenire, con la massima urgenza e attraverso gli strumenti più opportuni affinché l’accesso ai corsi TFA e, quindi l’accesso all’insegnamento, possa essere consentito a tutti gli aspiranti docenti meritevoli, indipendentemente dalle loro possibilità economiche“.
L’alto costo dei test di ammissione e dei corsi è effettivamente un problema e non è detto che le ulteriori iscrizioni (cfr. TFA: quello strano fuori quota) delle decine di migliaia di professori con almeno tre anni di attività alle spalle non possano calmierare i costi di accesso ai Tfa per tutti. Ma è davvero questo il centro del problema? O non è quello che con un numero di potenziali abilitati superiore n volte al fabbisogno previsto, perché non si crei l’ennesimo, e doloroso, esercito di nuovi precari? (cfr. TFA: il fuori quota, il dito e la luna).
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tuttoscuola.com | venerdì 11 maggio 2012 |