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PROSEGUE LO SCONTRO MIUR-SINDACATI SULLA CONTRATTAZIONE INTEGRATIVA

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Non si riesce a trovare un accordo sulle modalità di applicazione delle regole introdotte dal decreto legislativo 150 del 2010 (il cosiddetto “decreto Brunetta”). C’è il rischio che alcuni contratti non vengano sottoscritti.
Prosegue al Ministero la “battaglia” sulla questione della contrattazione integrativa.
In questi giorni, sulla materia, ci sono diversi tavoli contrattuali aperti e il problema si sta rivelando in tutta la sua complessità.
Nella mattinata del 24, per esempio, è proseguito l’esame dell’ipotesi contrattuale sulla formazione.
L’Amministrazione ha ribadito quanto già chiarito fino ad ora: in base a quanto previsto dal “decreto Brunetta” formazione e aggiornamento professionale non rientrano più nel campo della contrattazione integrativa.
Le organizzazioni sindacali hanno ovviamente replicato affermando di non essere per nulla d’accordo su questa interpretazione neppure dopo che i funzionari del Ministero hanno fatto presente che lo scorso anno l’analogo contratto per il personale dell’area V (dirigenti scolastici) era stato snellito non poco rispetto ai contratti precedenti, proprio perché si era preso atto che era necessario dare attuazione a quanto previsto dal decreto Brunetta 150 del 2010.
Questa regola si sta riproponendo anche per il contratto per i dirigenti di cui si sta discutendo in questo stesso periodo.
Ma, in un proprio comunicato, la Uil-Scuola ha già evidenziato  “la non estensibilità dei provvedimenti di limitazione della contrattazione in via di adozione per l’area V al contratto per i docenti e gli ATA”. 
In altre parole, secondo la Uil-Scuola  le norme del decreto 150 in materia di contrattazione integrativa non sono norme di carattere generale ma riguarderebbero solo alcuni comparti o aree di contrattazione.
Per la verità è la prima volta che un sindacato ricorre a questa linea interpretativa per opporsi all’applicazione del decreto 150; nè peraltro il comunicato della Uil-Scuola chiarisce  i motivi che sorreggono una tale interpretazione; in ogi caso appare un po’ difficile che il Dipartimento della Funzione Pubblica possa accettare che il decreto 150 del 2010 venga applicato ad alcuni comparti e non ad altri.
Per gli stessi motivi anche la contrattazione in materia di mobilità annuale sta andando a rilento in quanto i sindacati chiedono che il contratto contenga anche regole in materia di assegnazione del personale ai plessi e alle classi, mentre già lo scorso anno era stato chiarito che questa non è più materia contrattuale.
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