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Per Rifondazione Comunista il reclutamento a Trento è incostituzionale

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Pochi giorni fa il governatore della Lombardia, Roberto Formigoni, aveva citato la provincia di Trento per dimostrare che lo “strappo” del Consiglio regionale lombardo sulla chiamata diretta dei docenti da parte delle scuole aveva avuto un precedente nella autonoma decisione trentina senza che vi fossero proteste, soprattutto da parte del centro sinistra.

Invece proprio dalla sinistra è venuto un altolà verso la provincia di Trento, come hanno riferito le agenzie del weekend pasquale.

Le nuove procedure per il reclutamento del personale docente della scuola trentina rappresentano l’epilogo di un processo di progressiva distruzione dell’unitarietà del sistema scolastico della Repubblica italiana”. Lo ha affermato il PRC trentino che ha dichiarato in un suo comunicato che “Si introduce infatti un meccanismo di reclutamento dei docenti, diverso rispetto a quello nazionale, che prevede un “Albo provinciale per l’insegnamento”, a cui potranno accedere i docenti in possesso di titolo di abilitazione, solo se avranno superato un test “logico-attitudinale”. L’iscrizione all’albo implica l’automatica esclusione dalle graduatorie delle altre regioni”.

La Federazione del Trentino del Partito della Rifondazione Comunista afferma come “superato il concorso non si diventerà titolari di cattedra a tempo indeterminato, bensì si sarà assunti per un anno ancora come docenti a tempo determinato, soggetti a valutazione e a un’ulteriore prova finale, solo superata la quale si potrà essere docenti a tempo indeterminato”.

Per il Prc “la scuola in Trentino viola il dettato costituzionale che attribuisce allo Stato la competenza primaria sulle norme generali dell’istruzione e su quelle relative al reclutamento dei docenti, che perciò non può essere diverso da regione a regione“.


tuttoscuola.com martedì 10 aprile 2012

 

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