E’ la tesi del Dipartimento della Funzione Pubblica. Lo hanno ribadito di recente i dirigenti del Miur nel corso di un incontro con i sindacati che però protestano e chiedono il rispetto dell’articolo 4 del Contratto nazionale. In gioco c’è anche la contrattazione di istituto.
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Prosegue senza sosta la “battaglia” dei sindacati del comparto scuola sulla questione della contrattazione integrativa. L’ultima occasione si è offerta nel corso di un incontro svoltosi presso il Ministero in materia di formazione del personale docente e Ata. L’incontro si è subito aperto con una dichiarazione che non è piaciuta ai sindacalisti presenti: il Dipartimento della Funzione Pubblica ha ribadito che la formazione del personale non può più essere considerata materia contrattuale: risorse e obiettivi generali spettano unicamente alla parte pubblica, si possono contrattare tutt’al più le modalità concrete di attuazione delle diverse attività. I sindacati, per parte loro, hanno respinto l’ipotesi che per il 2011/2012 il Ministero emani un atto unilaterale sull’argomento e hanno rivendicato la puntuale applicazione dell’articolo 4 del Contratto nazionale in vigore. Bisogna tuttavia osservare che da sempre l’Amministrazione si riserva di decidere in modo unilaterale in materia di formazione sia definendo in modo autonomo le risorse da stanziare sia indicando nella consueta direttiva annuale sull’azione amministrativa le finalità generali che intende perseguire. L’opposizione dei sindacati appare dunque legata più che altro a motivazione di principio. Il timore dei sindacati, infatti, è che il nuovo corso in materia di contrattazione integrativa metta fine una volta per tutte alle incertezze che ancora vi sono a livello di contrattazione di istituto. Accettare che formazione e aggiornamento non siano più contrattabili significa di fatto accettare che anche nel contratto di istituto questa materia (insieme ad altre) venga lasciata alle decisioni unilaterali del dirigente scolastico. I sindacati del comparto nutrono qualche speranza che l’attuale Governo tecnico modifichi in qualche modo le norme del “decreto Brunetta” anche se, allo stato attuale, nessun segnale in questa direzione è arrivato dal Ministero della Funzione pubblica. |