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Sostegno, se nelle graduatorie entrano i soprannumerari…

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Scade l’11 gennaio il bando Ansas (Agenzia nazionale dello sviluppo per l’autonomia scolastica), finalizzato alla “individuazione di tutor preposti alla formazione del personale docente nell’ambito del progetto riqualificazione/riconversione professionale dei docenti”.

L’iniziativa, che si propone di affrontare, al tempo stesso, il problema degli insegnanti in esubero e quello del sostegno per gli alunni con disabilità, sta però suscitando polemiche: associazioni e insegnanti di sostegno denunciano l’inadeguatezza del percorso formativo e il rischio che docenti specializzati nelle problematiche della disabilità siano scavalcati da colleghi con maggiore anzianità ma insufficiente formazione. Il corso di abilitazione si articolerà infatti in 2 ore di formazione in presenza, seguite da 120 ore di formazione on-line. Il tutor dovrà avere una Laurea specialistica (o di vecchio ordinamento), essere docente a tempo determinato o indeterminato in servizio da almeno tre anni nella scuola secondaria di primo o secondo grado, aver prestato servizio come insegnante di sostegno per almeno tre anni consecutivi, nell’arco degli ultimi 5 anni. I tutor selezionati dovranno prendere parte a un corso di formazione dell’Ansas che si articolerà in un seminario residenziale e almeno 10 ore di attività di formazione on line. A ogni tutor potranno essere affidati non più di due corsi per ogni regione di riferimento. Il compenso sarà di 25 euro l’ora fino ad un massimo di 120 ore online e di 51 euro l’ora fino ad un massimo di 12 ore in presenza.

Genitori e associazioni dei disabili, fermate la riconversione dei soprannumerari, si rischia la qualità dell’insegnamento“, denuncia Michele Conti, ingegnere e insegnante di sostegno specializzato nel settore scientifico. “Attualmente – spiega in una lettera inviata alla redazione di Superabile, ma anche ad altre testate specializzate da altri autori – un insegnante di sostegno deve essere laureato, specializzato su una o più classi di concorso tradizionali (due anni di S.I.S.), e sul sostegno (un altro anno di studi)”. Una situazione, questa, in linea con la sentenza del Consiglio di Stato 11 ottobre 1990, n. 899, secondo la quale “l’insegnamento nelle scuole secondarie ad alunni portatori di handicap deve essere affidato, a norma dell’articolo 7 della legge n. 517 del 1977 e del D.P.R. n. 970 del 31 ottobre 1975, a docenti forniti di prescritto titolo di specializzazione, pur se si tratti di insegnanti di ruolo; onde, in mancanza di detto requisito, da parte degli interessati, deve farsi ricorso a docenti non di ruolo forniti del suddetto requisito“.

Ora, con questo bando del ministero, “si intenderebbe convertire, abilitandoli sul sostegno con un mini-corso primaverile, gli insegnanti di ruolo perdenti posto (risultato della contrazione del governo Gelmini), che molto spesso sono insegnanti tecnico-pratici, titolari sovente soltanto del diploma“. Se questi corsi partiranno, denuncia Conti, “gli alunni con disabilità potranno trovarsi di fronte insegnanti abilitati sì, ma con un corso non paragonabile a quelli seguiti dagli insegnanti attualmente precari e abilitati con la S.I.S. Questi ultimi, infatti, saranno scavalcati dagli insegnanti di ruolo “convertiti”, per un mero calcolo economico, senza pensare al calo di qualità dell’insegnamento“.

Indubbiamente, la preoccupazione per la possibile formazione scadente dei futuri insegnanti di sostegno risultanti dal novero dei soprannumerari si fonde con la preoccupazione, più soggettiva, ma non per questo meno legittima, da parte degli insegnanti di sostegno attualmente in graduatoria di potersi vedere inaspettatamente scavalcati dai colleghi provenienti dagli organici in soprannumero.


tuttoscuola.com mercoledì 28 dicembre 2011
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